Nuovo San Siro, sulla Scala del calcio sale la tensione

 

“Quando è illuminato sembra un’astronave atterrata nella periferia milanese”. Dodici anni fa Tony Evans, cronista sportivo del Times, utilizzò questa immagine per restituire ai suoi lettori l’emozione di avere San Siro davanti a sé. In quell’occasione il quotidiano londinese stilò una classifica dei migliori stadi di calcio al mondo e posizionò l’allora ottantatreenne Giuseppe Meazza al secondo posto. Da allora in Europa e nel mondo sono sorte decine di nuovi stadi e quello milanese, pur invecchiando con gran dignità, a settembre ha compiuto 95 anni e il quinquennio che lo separa dal secolo di vita si prospetta quantomeno movimentato. Il calcio europeo e le strutture che lo ospitano da anni vivono un processo di ammodernamento, in parte fisiologico, in parte spinto dalla necessità di adeguarsi a standard qualitativi e tecnologici dettati dalla competitività del mercato. Logiche cui neanche la venerabile “Scala del calcio”, casa di Milan e Inter dal 1926, può sottrarsi.

Se le prime idee di trasloco o ristrutturazione risalgono al 2013 è il 6 luglio del 2019 che nasce la vera questione San Siro, con le due squadre meneghine che insieme annunciano l’intenzione di costruire un nuovo stadio. Tra i progetti valutati si fa strada quello presentato dallo studio di architettura Populous: la Cattedrale – questo il nome pensato per la nuova struttura – si propone di essere l’impianto più eco-sostenibile d’Europa, con pannelli solari, appositi meccanismi di riutilizzo dell’acqua piovana e strategie di riscaldamento passivo. L’edificio mira a integrare le identità delle due società milanesi. Ma se le proprietà delle due squadre, che rispondono al nome di Elliot per i rossoneri e di Suning per i nerazzurri, promuovono il nuovo progetto con entusiasmo, negli ultimi due anni il dibattito sulle sorti di San Siro ha creato non poche polemiche. Un tema divisivo che di recente ha portato alla nascita di comitati cittadini e al rischio di fratture in seno alla Giunta Comunale guidata da Giuseppe Sala.

Il 5 novembre scorso arriva la conferma di Palazzo Marino alla dichiarazione di pubblico interesse per il progetto rossonerazzurro, ma l’assessore all’Ambiente e al Verde Elena Grandi, esponente di Europa Verde, diserta la seduta dell’esecutivo. Un passo indietro che evita divisioni interne alla maggioranza ma che allo stesso tempo comunica implicitamente una certa contrarietà. La redazione ha tentato di contattare l’assessore Grandi, che però ha preferito non commentare la vicenda.

Il progetto “La cattedrale”, ad oggi considerato il favorito dal Comune

LA BATTAGLIA (INTERNA) DEI VERDI

Il tavolo di confronto tra Palazzo Marino e i Club, riunitosi il 29 ottobre scorso, si conclude con la decisione di ridurre l’impatto urbanistico del progetto entro il limite di 0,35 previsto dal Piano di Governo del Territorio (PGT).  Ad essere sacrificate sono le volumetrie di hotel, uffici e centri commerciali intorno allo stadio. Una mossa che intende mitigare l’opposizione interna dei Verdi, il cui malcontento è noto. “Non è un compromesso accettabile. Le squadre hanno sempre giustificato quel surplus con la necessità di far quadrare i conti dell’investimento. Ora non gli interessa più… Dov’è il trucco?” A parlare è Carlo Monguzzi, capogruppo dei Verdi in consiglio comunale. “Questa riduzione delle volumetrie da parte delle squadre – che di per sé è cosa buona – assomiglia un po’ alla logica dei saldi: il negoziante prima aumenta il prezzo di una merce e poi lo sconta. Tu credi di avere un beneficio ma in realtà il prezzo è uguale a prima. Non c’è zero consumo di suolo. Ricordiamoci che quello 0,35 è mc su mq: questo significa che anche se si consuma meno suolo si può costruire in altezza”.

Oppositore della prima ora sulla questione del nuovo San Siro, Monguzzi è il primo firmatario della delibera per l’istituzione del dibattito pubblico. Una strada, inizialmente bloccata “dagli uffici tecnici per un ostacolo burocratico”, che obbligherebbe la Giunta ad ascoltare le osservazioni dei cittadini prima di dare il via libera definitivo al progetto. “Il dibattito pubblico è un diritto dei cittadini” – spiega Monguzzi – e la conferma arriva anche dalla presidente della Commissione nazionale Dibattito pubblico, Caterina Cittadino, che l’1 dicembre si è pronunciata in favore dell’obbligatorietà dello strumento.

Per il capogruppo verde la partita a San Siro non è affatto chiusa. “Con un referendum che abroga la delibera di interesse pubblico il secondo stadio non si fa. Sala? Abbiamo scelto di sostenerlo. Sullo stadio si è impuntato perché ha i suoi motivi, ma sul resto la spuntiamo noi. Le battaglie si vincono dall’interno e noi le combattiamo fino in fondo”.

A sinistra il sindaco di Milano Beppe Sala, a destra il capogruppo dei Verdi Carlo Monguzzi

LE DIVERSE FACCE DEL FRONTE PER IL MEAZZA

Mentre la questione San Siro rischia di creare le prime crepe nella maggioranza, il dibattito si consuma anche fuori da Palazzo Marino. Nei giorni immediatamente successivi alla concessione dell’interesse pubblico da parte del Comune, un gruppo di cittadini ha dato vita al Comitato Sì Meazza, che ha tra gli obiettivi «la difesa dello stadio e il suo ammodernamento» anche «attraverso la promozione di un referendum cittadino».

Roberto Biscardini, architetto ed ex politico socialista

«In queste settimane stiamo incontrando tutti i gruppi consiliari per capire qual è la loro posizione sul progetto del nuovo stadio», ci spiega Roberto Biscardini, architetto e promotore del comitato. «Per noi è fondamentale che una questione così importante come il futuro di San Siro venga discussa pubblicamente in consiglio comunale». Obiettivo primario del Comitato, però, resta la difesa dello stadio Meazza, che secondo Biscardini ha ancora tutte le carte in regola per essere ristrutturato e adattato alle esigenze dei due club. «Da architetto posso dire che, quando si può, ristrutturare è sempre meglio che abbattere», precisa. «Qui non siamo negli Stati Uniti, dove ogni occasione è buona per fare tabula rasa del passato e costruire qualcosa di nuovo. La cultura italiana lavora per perfezionamenti».

Eppure, sulla costruzione del nuovo stadio il sindaco Sala non sembra intenzionato a fare alcun passo indietro: «Sono disponibile a discutere sul come, e quindi per esempio sull’utilizzo degli oneri di urbanizzazione, ma non ha più senso discutere di stadio sì o stadio no». Tutto finito dunque? Stando alle parole di Biscardini, neanche per sogno. «Il percorso è ancora lungo, il progetto del nuovo stadio non c’è», ricorda l’architetto. «Paradossalmente, l’unico progetto che è stato presentato al Comune è quello relativo alla ristrutturazione del Meazza, che ha ricevuto anche l’appoggio di duecento architetti milanesi».

Andrea Mascaretti, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale

Il risiko dei diversi fronti, però, non si esaurisce nel semplice scontro tra favorevoli e contrari al nuovo stadio. C’è anche chi, come Fratelli d’Italia, auspica che si riesca a trovare un modo per far coesistere due stadi, uno accanto all’altro. Ed è proprio con questo obiettivo che il senatore Ignazio La Russa ha annunciato la nascita di un nuovo comitato, offrendone le redini all’ex presidente dell’Inter Ernesto Pellegrini. «Una delle nostre priorità è conservare l’attuale stadio Meazza in quanto patrimonio della città e icona riconosciuta nel mondo. Ma non siamo affatto contrari anche alla costruzione di un nuovo stadio», chiarisce Andrea Mascaretti, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale. «La cosa più importante è che ci sia un beneficio anche per il quartiere e per i cittadini. Non disprezziamo l’intervento privato, ma vogliamo che sia reso chiaro anche il beneficio pubblico dell’intervento».

“La prima volta che vedi lo stadio Giuseppe Meazza, è impossibile non avere un sussulto”. Continuava così Tony Evans nel 2009. Chissà che posizione ricoprirebbe oggi San Siro sul ranking del Times. Resta solo una domanda: cosa vale di più? La classifica o il sussulto?

Nicola Bracci

Ha 25 anni. È nato e cresciuto a Pesaro e si è poi trasferito a Milano. Legge e scrive di tematiche sociali e geopolitica per interesse, di sport per passione. Ora al quotidiano Domani.

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