Amina, una bambina tunisina di dieci giorni, ha rischiato di morire durante un volo a causa di una malformazione cardiaca: una delle valvole del cuore bloccata. I fatti risalgono al sei marzo scorso ma la notizia è stata resa nota solo oggi.
La piccola deve prendere un volo partito da Tunisi e diretto a Milano dove i genitori vogliono farla operare proprio per la malformazione al cuore. Con sé la bambina ha due bombole d’ossigeno per respirare. Ma l’aereo accumula ritardo: prima quattro ore, poi un’altra ora e mezza. L’ossigeno per Amina non basta più. I genitori chiamano il consolato e gli ospedali della zona e recuperano altre due bombole che le garantiscono novanta minuti di ossigeno. Ma la durata del volo è di cento minuti. Alle 15.30 l’aereo parte. A bordo c’è anche Alessandro Frigiola, 75 anni primario cardiologo all’ospedale San Donato Milanese (proprio quello in cui Amina deve sottoporsi all’operazione). Il medico, che era stato avvertito della presenza della piccola, incita il pilota ad accelerare per arrivare a destinazione il prima possibile. Ma la temperatura corporea di Amina si abbassa. Allora Frigiola torna dal comandante e fa alzare al massimo il riscaldamento dell’aereo spiegando agli altri passeggeri di sopportarlo per il bene di Amina. Nessuno protesta, tutti capiscono la situazione.
In 85 minuti l’aereo arriva a Malpensa. Amina viene operata il giorno, la valvola bloccata viene aperta permettendo ai polmoni di ricevere il sangue anche dal ventricolo destro.
(gg)