E’ stata tratta in arresto una seconda persona implicata nell’omicidio del 30 dicembre scorso di Khadija Bencheikh, la donna di 46 anni il cui corpo è stato fatto a pezzi a Valeggio sul Mincio, in Veneto. Si tratta di uno dei due fratelli dell’omicida, Vezir Ajdinaj, di origine albanese ma residente a Milano. L’uomo è accusato di distruzione di cadavere, mentre l’altro fratello, Agim Ajdinai, risulta essere indagato per occultamento insieme al nipote.
Le indagini condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Verona e della Compagnia di Peschiera del Garda avevano immediatamente condotto gli investigatori a pensare che Agim non potesse aver agito da solo. «Le modalità e l’efferatezza con cui avrebbe agito l’omicida, in aggiunta alle sue condizioni di salute (affetto dal morbo di Parkinson), indicavano che probabilmente qualcuno lo aveva aiutato – ribadiscono oggi gli inquirenti – Lo stesso Agim, nella confessione resa l’8 gennaio, aveva ammesso di aver ricevuto una mano da Vezir per liberarsi del corpo».
Su questi elementi si sono basate le ricerche dei militari, che hanno consultato le celle telefoniche e la visione dei filmati del palazzo, aumentando le prove ai danni del fratello. Vezir si sarebbe diretto a Verona utilizzando mezzi pubblici, dove avrebbe partecipato attivamente alla dissezione del cadavere e non solo al suo trasporto.
Così la procura ha chiesto al Tribunale l’emissione di un ordine di carcerazione a carico dell’uomo, avvenuta ufficialmente il 21 febbraio 2018. Ma la ricerca di Vezir, che non risultava più abitare nella stessa casa di qualche settimana fa, continua. Le indagini e i pedinamenti dei parenti, però, hanno portato gli uomini dell’Arma ad una palazzina di via Arquà, a Milano, dove erano presenti la moglie del ricercato (risultata estranea ai fatti), i due figli piccoli e lo stesso Vezir, che è stato così arrestato e portato al carcere di San Vittore. L’altro fratello, Agim, ed il nipote dell’omicida sono per ora solo indagati. (cs)