«L’Humanitas rappresenta forse la ragione per cui il Padreterno mi ha fatto venire al mondo» ripeteva spesso Nicola Dioguardi. Si è spento a Milano, all’età di 97 anni, il medico epatologo di fama mondiale, fondatore e direttore scientifico emerito dell’ospedale Humanitas di Rozzano.
Nato a Bari nel 1921, a luglio avrebbe compiuto 98 anni. Dopo la laurea in medicina, conseguita all’Università di Bologna nel 1947, si trasferì a Milano, dove ha trascorso gran parte della sua vita lavorativa in ambito universitario. Nella sua carriera ha ricoperto numerose posizioni di rilievo, tra cui quelle di direttore dell’Istituto di Clinica Medica III, dell’Istituto di Medicina Interna e del Centro Studi di Medicina Teoretica.
Ha contribuito a fondare l’ospedale Humanitas di Rozzano, di cui è stato direttore scientifico dal 1996 e sovraintendente scientifico dal 2005. Inoltre, ha diretto il Laboratorio per lo Studio delle Misure Metriche in Medicina, sostenuto dalla Fondazione Michele Rodriguez.
«Lo ricordiamo con affetto» si legge nella nota che l’Humanitas ha rilasciato dopo la morte di Dioguardi.«E’ stato uno dei promotori e fondatori dell’ospedale e ha dedicato tutta la sua vita alla cura dei pazienti. Uno scienziato ed un uomo che sapeva guardare in profondità cose e persone».
Ed è ricordato soprattutto per questo: la sua umanità e l’attenzione particolare che spendeva nel rapporto con i pazienti. «La marcia in più per un medico è il sapersi rivolgere al malato da uomo singolo a uomo singolo» ripeteva sempre. Glielo aveva insegnato uno di quelli che considerava suoi mentori: Luigi Villa, celebre clinico medico dell’Università di Milano. Da lui aveva imparato che per formulare una diagnosi il più possibile accurata bisogna entrare in empatia con il paziente e rivolgergli domande precise. Nel 1994, Dioguardi scrisse un libro che parlava di medicina e di rapporto con il paziente, Lettere al Cardinale, indirizzato a Carlo Maria Martina, l’allora arcivescovo di Milano.
Altro grande merito di Dioguardi in veste di professore è di aver dato vita, con i suoi insegnamenti, a una nuova generazione di primari e ricercatori. Tra questi si contano: Massimo Colombo, uno dei massimi esperti di epatologia e di epatiti; Mauro Podda, celebre clinico medico specializzato nelle malattie del fegato; Gaetano Ideo, primario in diverse strutture ospedaliere lombarde; Pier Mannuccio Mannucci, luminare per la cura delle malattie causate dalla cattiva coagulazione del sangue.
Oltre alla medicina e ai suoi pazienti, l’altro grande amore di Dioguardi è stata la moglie Magda, scomparsa qualche tempo prima di lui. La enumerava tra i suoi più grandi mentori. Il sostegno della donna è stato fondamentale durante tutta la sua carriera e con lei ha costruito una famiglia composta da due figli e tre nipoti. «Mi sopporta da tanti anni e non fa più caso se vado a letto alle nove e mi alzo alle quattro del mattino per studiare» diceva.