Il discorso del sindaco

Milano, inchiesta urbanistica: Sala non si dimette, Tancredi lascia

Tra proteste e applausi è intervenuto Giuseppe Sala, il primo cittadino. Una nuova politica urbanistica sarà il pilastro della giunta da qui alla fine del mandato

La giunta del Comune di Milano ha retto alle inchieste sull’urbanistica. Tutti attendevano il 21 luglio, giorno in cui il sindaco Giuseppe Sala avrebbe parlato in consiglio comunale. E così è stato, tra proteste, cori dell’opposizione e le dimissioni dell’assessore Giancarlo Tancredi. A differenza di quanto auspicato da una buona parte dei consiglieri e dei cittadini, Sala non ha dato le dimissioni. Il primo cittadino tra la busta verde, contenente un nuovo programma di rilancio, e quella arancione, contenente il discorso finale del suo mandato, ha scelto la prima. «Se la maggioranza c’è io ci sono», ha detto il sindaco, davanti a una platea gremita di gente, con la balconata della stampa accalcata da telecamere.

Il discorso

Un intervento durato circa mezz’ora quello di Giuseppe Sala. In abito scuro e cravatta rossa ha raccontato e si è raccontato, senza remore. Il sindaco ha toccato tutti i punti dolenti, quelli che in questi giorni hanno fatto invadere le pagine dei quotidiani: l’urbanistica, il Salva Milano, la proposta politica, le dimissioni – quasi obbligate – di un altro assessore in pochi mesi.

«Tutto quello che ho fatto nell’arco delle due sindacature è sempre stato nell’interesse dei cittadini», ha esordito Sala alle 16:30, proprio all’apertura della seduta. Si è alzato in piedi e ha voluto creare chiarezza in giorni confusi, visto che anche lui si trova tra gli indagati nell’inchiesta sull’urbanistica. E non ha velato il suo astio nei confronti dei media, per avere saputo dai giornali delle sue accuse.

«Occorre cogliere gli elementi positivi che ci sono stati in questo quindicennio. Io sono pronto ad andare avanti con passione», ha concluso il sindaco. Sala è stato interrotto più volte dai banchi a destra, quelli dell’opposizione, che già negli scorsi giorni aveva dato il via a una campagna mediatica invocando le dimissioni non solo di Sala, ma di tutta la sua giunta.

Tancredi

Qualche secondo di silenzio c’è stato, però, in una seduta decisamente accesa rispetto al solito. Si è avuto quando gli assessori, tutti insieme, hanno abbracciato l’ormai ex assessore alla Rigenerazione Urbana Giancarlo Tancredi. Ha dovuto dare le dimissioni anche se, a detta sua, gli è stato quasi chiesto di lasciare il suo posto.

Forse è per questo che Tancredi ha esordito così il suo discorso: «Sono amareggiato per l’inchiesta e per quella che in questi giorni è stata la posizione espressa da alcune forze di maggioranza». Si è definito un capro espiatorio, l’ex assessore. E ha concluso il suo intervento con aria sommessa e commossa. «La mia coscienza è pulita», ha detto, lasciando le aule di Palazzo Marino a cavallo del suo scooter.

Le proteste

I muri spessi di un palazzo storico come è la sede del Comune hanno fatto rimbombare le proteste in Piazza della Scala. “Sala, Sala, dimissioni”, e ancora, “vergogna, vergogna”. Questi alcuni degli slogan intonati dai gruppi di Rifondazione Comunista, Potere al Popolo e della sigla sindacale Usb. Tra cartelli e megafoni alcuni cittadini si sono organizzati per ascoltare la diretta del discorso del Sindaco, trasmessa davanti alle porte del Comune.

Una delle piazze principali della città meneghina completamente transennata. La polizia che circondava Palazzo Marino e non lasciava entrare i manifestanti, a causa del poco spazio nella sala consiliare. Un clima che ha creato tensione e, infatti, ci sono stati alcuni spintoni tra la prima fila dei manifestanti e alcuni poliziotti. Nulla di grave, comunque, dopo appena due ore dall’inizio della seduta Piazza della Scala era di nuovo quasi vuota.

Francesca Neri

Laurea triennale in Storia Contemporanea all'Università di Bologna. Laurea Magistrale in Scienze Storiche e Orientalistiche all'Università di Bologna, con Master di I Livello in African Studies all'Università Dalarna.

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