«Con questa sentenza abbiamo scritto una pagina di storia». Quando pronuncia queste parole, in Fondazione Feltrinelli a Milano, Ilaria Cucchi tira un sospiro di sollievo. L’ex amministratore di condominio è la sorella di Stefano Cucchi, un geometra di 31 anni che nel 2009 è stato arrestato con l’accusa di spaccio. Cucchi era un ex tossicodipendente ed è morto al Pertini di Roma dopo essere rimasto in carcere appena sei giorni. «Una morte accidentale» dicevano alcuni, ma Ilaria fin da subito non ci sta. E il 22 ottobre 2009 inizia una guerra che la porterà dopo dieci anni alla vittoria. Ilaria non è sola. Con lei i suoi genitori, Fabio Anselmo, l’avvocato che dai primissimi giorni l’ha aiutata e che oggi è diventato il suo compagno e soprattutto tantissimi italiani.
Il loro affetto si è percepito il 15 novembre in Fondazione Feltrinelli a Milano quando Ilaria e Fabio hanno presentato il nuovo libro che ripercorre gli ultimi 10 anni. MasterX era presente. Fuori dall’edificio una fila interminabile, iniziata quaranta minuti prima dell’evento. Dentro i posti sono esauriti e molte persone rimangono in piedi, ma tante altre non riescono a entrare. Presenti anche i giornalisti e il sindaco di Milano Beppe Sala. Quando Ilaria e Fabio salgono sul palco, accompagnati dal giornalista Gad Lerner, parte un lungo applauso e tutto il pubblico si alza in piedi. E’ impossibile non percepire l’affetto, la forza e il sostegno che i presenti danno alla donna e al suo avvocato. «Chi avrebbe mai detto che un ex amministratore si sarebbe trasformata in una detective» dice Lerner all’inizio dell’incontro.
Sul caso sono stati aperti diversi processi che hanno visto coinvolti l’Arma dei Carabinieri e i medici dell’ospedale Pertini. Il 14 novembre 2019 la Corte d’Assise d’Appello di Roma ha condannato a 12 anni i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro per omicidio preterintenzionale. L’imputato-teste, che ha consentito di non archiviare il caso, Francesco Tedesco è stato condannato a due anni e sei mesi per falso ed è stato assolto dall’accusa di omicidio. Roberto Mandolini, all’epoca del pestaggio comandante interinale della Stazione dei carabinieri Roma Appia dovrà scontare per falso una pena di 3 anni e otto mesi. «Mandolini – spiega Ilaria – sapeva benissimo quello che era successo a Stefano, ma non ha denunciato. Se lui avesse fatto il suo dovere forse mio fratello sarebbe vivo». Per la Cucchi Stefano è morto di indifferenza e pregiudizio. «In quei sei giorni di calvario – dice la Cucchi con un po’ di amaro in bocca – le 150 persone che lavoravano tra carcere e Pertini non hanno fatto il loro dovere e non hanno denunciato. Ho sempre immaginato che queste fossero persone normalissime che la sera tornavano a casa dalle loro famiglie, ma durante le ore di lavoro non vedevano in Stefano un essere umano con una famiglia e con una vita».
Per Fabio e Ilaria chiedere allo Stato di giudicare se stesso è stata la cosa più difficile che si possa fare. «Quando Fabio mi chiese di fare le foto a Stefano pensai: ‘che strano sto avvocato del Nord’ » ironizza Ilaria, che in questi anni ha imparato a sdrammatizzare e trovare una chiave positiva per non abbattersi. «A me sembrava così scontato vincere e mi sembrava assurdo che ci fosse la possibilità che il caso venisse archiviato come invece Fabio pensava. Io ero convinta che la giustizia facesse il suo corso. Ma le foto che mi ha chiesto di fare Fabio hanno fatto la differenza. Ancora oggi bisogna mostrare le immagini. E io quelle foto non avevo nemmeno il coraggio di guardarle, è stato doloroso e difficile farlo. Ricordo perfettamente le facce dei giornalisti quando hanno visto le foto che raccontavano quello che è successo a Stefano». Ci sono voluti 10 anni per far entrare la verità nelle aule di giustizia. «Faccio fatica – spiega Ilaria – a realizzare che finalmente ce l’abbiamo fatta».
Alla fine dell’evento Ilaria si fermerà con le persone venute ad ascoltare la sua storia a conferma di quanto detto all’inizio ai cronisti e alle giornaliste di MasterX a margine dell’incontro. «La cosa più bella di tutto questo è che con il tempo le persone che si sono avvicinate a noi sono rimaste. Io non riesco a camminare per strada senza essere fermata. Vuol dire che quelle persone si riconoscono in noi, che non siamo più soli come eravamo 10 anni fa e come Stefano che è morto da solo. Il fatto che la gente si riconosca in noi significa che Stefano non è più un problema solo della sua famiglia, ma un problema della collettività e questo ci aiuta a dare un senso a tanta sofferenza».
Non tutti sono dalla parte di Ilaria. Tanti cittadini continuano a difendere l’Arma dei Carabinieri. Si susseguono i commenti sui social di chi afferma che «Stefano doveva morire perché con la droga ha ucciso tante altre persone», che «la famiglia Cucchi ha strumentalizzato la vicenda» e anche che «Stefano era un tossicodipendente e non meritava questa attenzione. Le botte non sono mai giuste, ma…». E chi non ha risparmiato, in questi anni, commenti negativi su Ilaria Cucchi e la famiglia è Matteo Salvini, segretario della Lega. «Salvini come al solito – attacca Ilaria – sembra vivere su un altro pianeta. Non si è reso conto che le condanne di ieri sono state per omicidio preterintenzionale, la droga non c’entra nulla. Forse devo pensare sia ancora sotto gli effetti del mojito. Se io avessi un debito così grande nei confronti dello Stato sarei in prigione, a lui è stato rateizzato. Perché non usa quei fondi per combattere la droga? Mi viene da ridere a parlare di Salvini. Ieri è successo qualcosa che è stato un momento storico. Parlare in quella maniera significa non rendersi conto di cosa sia successo».
L’incontro si è concluso con grandi applausi da parte del pubblico presente. In tanti si chiedono e adesso cosa accadrà? Cosa farà Ilaria Cucchi, la donna forte e coraggiosa, la guerriera che abbiamo conosciuto in questi anni? «Andrò avanti per questa strada con l’Associazione che porta il nome di mio fratello per dare voce ai tanti ultimi che non hanno voce. Tante volte sono stata accusata di aver strumentalizzato la vicenda di Stefano e tante volte mi è stato imputato di voler entrare in politica. In questi anni, quello che abbiamo fatto, è politica. Dieci anni fa ero una persona diversa. Oggi so che di indifferenza si può morire». E Ilaria adesso non è l’unica a saperlo: di indifferenza e pregiudizio si muore ancora oggi.