I caporales sono una danza tradizionale boliviana nata a La Paz intorno agli anni ‘70, e praticata principalmente dell’altopiano andino tra Perù, Bolivia, Cile e Argentina. Si ispira ai personaggi della Saya, danza afro-boliviana risalente all’epoca coloniale, della popolazione schiavizzata nera della regione Yungas.
A Milano i caporales sono molto popolari nella comunità di origine andina, che in tutta la provincia conta più di 54 mila persone, di cui 29 mila peruviani. Più della metà. Diverse gruppi di ballo, originariamente nati già nella diaspora, nell’ultimo decennio hanno visto nascere succursali in Italia, e in particolare a Milano.
I Sambos de Corazón sono tra i più longevi della città. Nati nel 2009 con il fine di “diffondere il folklore sudamericano”, fino a prima della pandemia si allenavano in giro per la città, tra il mezzanino di Porta Venezia, il passante di Garibaldi e Lambrate, assieme a molti altri gruppi. Gli allenamenti erano preparativi agli innumerevoli concorsi, gare e presentazioni a cui prendevano parte più volte all’anno. Ai concorsi, i gruppi preparavano coreografie energiche e colorate, in cui ballerini e ballerine volteggiavano e saltavano, indossando costumi specifici per ogni gruppo, cuciti di solito in Bolivia o Perù, e che cambiavano ogni anno.
Non è difficile immaginare come la pandemia abbia alterato i ritmi di allenamento e il rapporto con l’intorno urbano, per questi gruppi. Rodrigo Burgos ha ventisei anni e balla i caporales da dieci. Dal 2015 è anche coreografo dei Sambos de Corazón.