InstagramMI, la Milano descritta dai social

Dopo “petaloso”, pensavamo di averle sentite tutte. Invece, non sono ancora passati due anni e ci stiamo di nuovo destreggiando tra termini un po’ cacofonici, questa volta però dalla chiara comprensione. È il caso di “Instagrammabile”, il nuovo criterio guida nella scelta delle cose da comprare e dei luoghi da visitare. Perché nell’era dei Social Network, dove Instagram è divenuto verbo, non basta più che una città sia bella, interessante, innovativa e internazionale. Ovunque si trovi, il viaggiatore 3.0 è alla ricerca di uno scorcio da postare, un ristorante da geolocalizzare, un profilo da taggare. E Milano, con i suoi 25.8 milioni di  post dedicati, offre tutto questo e molto di più: ecco perché si tratta della città preferita dagli Instagramer. Più di #Roma, che supera di poco i 22 milioni, infinitamente più di #Venezia (appena 7 milioni di post) e #Firenze (quasi 8 milioni). Tantissimi, inoltre, sono i profili Milanocentrici che, attraverso le immagini, raccontano le sfumature della città e dei suoi abitanti, tra locali, negozi e fauna metropolitana.

A proposito di fauna. Per capire Milano, bisogna conoscere i milanesi. E il primo passo è seguire il @milaneseimbruttito che, nato nel 2013 dalla mente di Federico Marisio, Tommaso Pozza e Marco De Crescenzio come blog e pagina facebook, è sbarcato su Instagram appena due anni fa. L’obiettivo? Offrire, attraverso i social, uno sguardo sardonico sul milanese tipo. Per intenderci, quello business oriented, “in sbatti” 24 ore al giorno, tendenzialmente al telefono, tendenzialmente in abito, sempre di corsa.

Via @sciuraglam

Un’altra figura cardine nella gerarchia sociale milanese è lei, la sciura: e proprio al suo stile di vita è dedicata la pagina @sciuraglam che ritrae signore attempate, truccate e griffate, mentre camminano per strada, fanno la spesa, o partecipano a qualche evento mondano. Il loro hobby preferito? Assolutamente Prada.

Comunque, può capitare. L’epifania celeste ti colpisce quando sali a una fermata della M2 e lo vedi mentre sfoglia l’ultimo best seller di un romanziere moscovita. Proprio per questo esiste @ragazzimetromilano, una collezione di uomini attraenti paparazzati a loro insaputa e “condivisi” su Instagram  con oltre 30 mila persone.

Dalla cultura al cibo, dagli eventi ai monumenti. Attraverso un rapido “giro di Instagram” è infatti persino possibile pianificare la propria domenica ideale. Iniziamo alle 11.00, con un percorso ideato da @milano_segreta, un’associazione no profit che organizza tour lungo itinerari insoliti per svelare la storia e i misteri del capoluogo. Oppure trovando l’ispirazione sul profilo di @flawless o di @conoscounposto, che forniscono ai loro follower indirizzi e consigli circa il lifestyle della città. «La pagina è nata da una passione personale. Quella di girare e perdermi tra le vie della mia metropoli», racconta Caterina Zanzi, founder di @conoscounposto: «Più ne scoprivo, più le raccontavo alla mia community, con cui ho un rapporto quasi intimo, di vera amicizia. Forse è per questo che siamo cresciuti così tanto in poco tempo», prosegue.

Via @milanobyfood

Ore 12:30. Pensavamo a un brunch con salmone e avocado, ma dove? Tra nuove caffetterie con spazi coworking e vecchie glorie stellate, a venire in nostro soccorso sono, ancora una volta, profili Instagram come @milanobyfood, @foodiesmilano e @milanointavola, che propongono una varia rassegna di piatti e locali da cui attingere.

Chi osa ancora pensare che Milano non sia bella, dando credito magari alle parole di Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti quando canta: «Riposo a Roma, sudo a Milano», sarà costretto a ricredersi, curiosando tra i profili dedicati agli scorci più intriganti che la metropoli sa offrire. Si comincia da @igersmilano (52 mila follower): la community ufficiale degli instagramer milanesi che, attiva dal 2011, organizza periodicamente degli “instameet” per incontrarsi e fotografare insieme le più belle cartoline del capoluogo. Immagini suggestive si ritrovano anche nelle pagine di @milanocityitalia, @milanodavedere, @milanomia e @postibelliamilano, un progetto emergente che raccoglie angoli, portoni e finestre particolari, con un occhio di riguardo per la periferia. «Dopo essere scappata dalle sue geometrie, sono tornata a Milano è ho trovato una città completamente diversa da quella che avevo lasciato», racconta Federica Venni che ha creato @postibelliamilano tornando a casa, dopo aver vissuto a Roma per sei anni. «Sono sempre stata solita tenermi un quaderno in cui segnare tutti gli indirizzi che mi piacevano, dal parco preferito alla lavanderia di fiducia. Così, ritornando a Milano ho deciso di fare la turista a casa mia», racconta. «Spesso i milanesi camminano guardando per terra. In modo amatoriale, io provo a mostrare quanto scoprirebbero se solo alzassero gli occhi».

Via @postibelliamilano

Di Milano ci si lamenta in continuazione. È lo sport preferito tra i milanesi, quelli che però si innervosiscono quando qualcuno che arriva da fuori parla male della loro città. Gli stessi che gioiscono se una testata come il New York Times dedica una guida su cosa vedere e dove mangiare a Milano in 48 ore. C’è chi, però, non l’ha mai tradita. Neanche per un secondo. «Vivo qui da 13 anni. Mia madre mi accusa di rinnegare le mie origini perché quando mi chiedono se sia di Milano rispondo “certo che sì”, anche se vengo da Codogno. Il fatto è che è una città che si attacca ai vestiti», parola di @elenabraghieri, influencer estranea a quegli schemi dettati dalle logiche dell’advertising. Sarà che ha «la mania di istruire le persone», certo è che il suo è l’account di chi ha scelto di dipingere, attraverso le immagini e le parole, il cuore pulsante dei luoghi che ama. Primo tra tutti: il suo. «Milano è una città che si presta tantissimo a essere raccontata, online e offline. La gente si reca in piazza Duomo e non sa che neanche a 10 minuti c’è Villa Necchi ed è attraverso un post che può scoprirlo», afferma. E quanti miti ci sono da sfatare. «Dicono che sia una città fredda e che sia impossibile intessere relazioni persino con il vicinato. Secondo me dipende tutto dal modo in cui ti poni. Il mio vicino di casa ha persino le chiavi del mio appartamento e nessuno dei miei fidanzati è mai sfuggito al suo occhio giudice». Come cantava Entics, l’amore dà, l’amore toglie: «Quello per Milano non toglie proprio niente, anzi», precisa Elena. «Ha una risposta per ogni interesse e ne risveglia altri mille. Grazie ai social, poi, non è più necessaria cercare una notizia circa un evento o un museo. È lei che viene da te».

Via @atm_milano

Una volta compresa l’importanza di avere un profilo social, anche le istituzioni sono corse ai ripari. Tra gli esempi più virtuosi c’è @atm_milano, il profilo dell’azienda dei trasporti milanesi che, dopo aver aperto nel 2013 l’account twitter per fornire ai passeggeri informazioni in tempo reale, ha deciso di adattarsi alle regole della piattaforma più fotografica di tutte. Quello che fanno su Instargram è puro storytelling: «Il nostro account altri non è che un tassello della nuova strategia comunicativa dell’azienda», spiega il responsabile dei social media e del servizio infomobilità di Atm Diego Bazzano. «Su Instagram abbiamo deciso di riferirci a un certo pubblico, con un linguaggio adatto e un tono ben preciso, che è quasi straniante rispetto a quanto eravamo soliti fare. Ci siamo arricchiti di quella componente pop riscontrabile in tutte e tre le macro aree che trattiamo sul profilo: l’azienda, la città e le persone», continua. «Ci piace considerare il nostro account come un diario di viaggio in cui si possa raccontare Milano e Atm, attraverso le nostre immagini e  quelle che i passeggeri postano con l’ashtag #scattipasseggeri». Un canale dedicato a chi ama Milano: filo rosso in grado di legare tra loro le storie dei cittadini (e non) e di accompagnarli tra le strade della città.

Certo, gli account delle istituzioni non sono tutti uguali. Ma se l’ultimo post di @cittadimilano, la pagina ufficiale del Comune, risale al 28 dicembre scorso, ben più attivo è il sindaco @beppesala. Perché è giusto così, il primo cittadino deve dare il buon esempio. Il suo hashtag preferito? #amomilano. E come dargli torto.

 

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