Il “Piano Freddo” in aiuto ai 2300 senzatetto della città: un posto caldo per dormire e la possibilità di una seconda vita

Con l’arrivo delle basse temperature, il Comune di Milano ha attivato il “Piano Freddo”, dal 17 novembre 2025 all’8 marzo 2026. Il progetto accoglie, per tutta la notte, le persone in maggiore difficoltà perché non rischino la vita dormendo in strada. Il piano è, prima di tutto, un dispositivo emergenziale che si attiva per il freddo.

Come ha riferito Simone Trabuio, coordinatore dei volontari di Progetto Arca, «nei mesi più freddi invernali vivere in strada può diventare pericoloso e quindi il “Piano Freddo” viene inteso come servizio salvavita con un fine molto preciso: evitare che la persona dorma in strada a temperature sotto zero mettendosi a rischio». L’intervento, però, non si limita solo a questo. «L’altro obiettivo è quello di poter attuare una sorta di aggancio delle persone per fare una presa in carico e inserirle poi in un percorso di reinserimento sociale», ha affermato la dottoressa Maria Secchi di Fondazione Fratelli di San Francesco.

L’organizzazione

Il centro Sammartini è l’hub di tutto il progetto, situato nell’omonima via, nella zona di stazione Centrale, dove sono coordinate tutte le attività del sistema Gea (Grave Emarginazione sociale Adulta). Attraverso assistenti sociali ed educatori ha il compito di intercettare e attivare la rete per rispondere alle necessità delle persone, spaziando dalla casa al lavoro, alla messa in regola dei documenti. Si tratta di un lavoro “in tandem” tra Comune e società del terzo settore, per trovare la miglior sistemazione possibile. Prima dell’ingresso nelle varie strutture, tutte le persone devono sottoporsi a uno screening sanitario, un passaggio essenziale per garantire una convivenza sicura, che include il test Mantoux per la tubercolosi e una visita con medici volontari che attestano l’idoneità a vivere in comunità. Le strutture del “Piano Freddo” sono spesso “spartane” e prevedono spazi condivisi.

Indirettamente il programma può diventare uno strumento di reinserimento sociale lavorando su due aspetti. Le associazioni in questi casi collaborano con il Comune di Milano e con il servizio “Residenziami” per regolarizzare la persona, offrendo la possibilità di un domicilio fittizio per poter accedere ai servizi della pubblica amministrazione. E, in secondo luogo, organizzano percorsi formativi e professionalizzanti, spesso in stretto contatto con le aziende del territorio per favorire l’assunzione.

Le difficoltà per i volontari

Non tutti decidono di entrare nel “Piano Freddo”. C’è chi, nonostante le basse temperature, preferisce comunque dormire all’addiaccio. Le ragioni sono complesse. Per molti, l’idea di dover rispettare delle regole, essere identificati e condividere gli spazi è un ostacolo e una costrizione. Spesso la permanenza in strada determina anche una forte sfiducia nella società. Come ha spiegato Trabuio «l’aggancio con una persona senza dimora è molto complesso, è un’operazione che chiede tanta relazione, quindi la costruzione di un rapporto di fiducia che talvolta richiede anni per essere costruito». Più tempo una persona vive per strada più è difficile instaurare un rapporto, «diventa una situazione che si cronicizza, la strada è estremamente energivora a livello di energie mentali». Un ulteriore ostacolo è la separazione dagli animali domestici, fondamentali per l’equilibrio psicologico di molte persone senza dimora. Il sistema di accoglienza si sta però adeguando: la struttura di Via Fratelli Zoia, gestita dalla Fondazione Fratelli San Francesco con Save the Dogs, sta predisponendo due spazi dedicati all’accoglienza di persone con animali.

I numeri del fenomeno
Distribuzione geografica e capienza dei centri di accoglienza a Milano (dalla rilevazione “racCONTAMI”)

L’ultima rilevazione sui senza dimora a Milano, denominata “racCONTAMI” e promossa dal Comune di Milano è stata condotta tra il 2023 e il 2024 dalla Fondazione Ing. Rodolfo Debenedetti. I dati del censimento di febbraio 2024 hanno contato circa 2.300 persone tra strada e strutture di accoglienza attive. La condizione è estremamente difficile da tracciare. A Milano, il fenomeno è caratterizzato da un forte ricambio: circa due terzi delle persone incontrate nel Piano Freddo non erano state intercettate l’anno precedente. Molte di queste persone sono migranti in attesa dell’appuntamento per la richiesta di permesso di soggiorno o in transito verso altri Paesi europei.

Per affrontare l’emergenza invernale, il Comune aggiunge ogni anno circa 350 posti ai dormitori già attivi. Il 12 febbraio 2024 le persone presenti nei centri erano 1.074, di cui 250 accolte tramite il Piano Freddo. Nonostante la gravità della situazione, l’ultima rilevazione ha mostrato un’insolita disponibilità del 20% dei posti. Tra le nuove aperture del Piano Freddo figurano le strutture di via Saponaro (70 posti), Via Boeri (20 posti per donne) e Via San Martini 106 (20 posti) e l’ex scuola Manara in Via Fratelli Zoia (25 posti). Gestite rispettivamente da Fondazione Fratelli San Francesco, Opera Cardinal Ferrari e Progetto Arca.

Al termine del Piano Freddo, l’accoglienza continua per coloro che vengono ritenuti idonei e hanno mostrato volontà di intraprendere un percorso. Le persone più fragili (anziane, con problemi sanitari o con progetti avviati, come un nuovo lavoro) possono essere inserite nei dormitori “ordinari” aperti tutto l’anno. Il lavoro svolto durante il Piano Freddo è intenso, ma serve a delineare la possibilità di una presa in carico che vada oltre l’emergenza, garantendo che il percorso non si interrompa con la fine dell’inverno.

No Comments Yet

Leave a Reply