Al Politecnico di Milano non potranno più esserci corsi tenuti solamente in lingua inglese. Lo ha deciso il Consiglio di Stato, confermando una sentenza già emessa dal Tar nel 2013. Il provvedimento riguarda sia i corsi di laurea magistrale che i dottorati.
La vicenda risale al 2012, quando il Senato accademico mette ai voti ed approva una delibera che prevede, dal 2014, insegnamenti solo in lingua straniera. Un gruppo di docenti non ci sta e fa ricorso al Tar che, nel 2013, dà loro ragione. L’ateneo allora si appella, a sua volta, al Consiglio di Stato, che si muove sulla linea di ciò che era già stato deciso l’anno prima dalla Corte Costituzionale. Quest’ultima si era, a sua volta, espressa in merito alla norma 240 della legge Gelmini del 2010 a cui lo stesso Politecnico aveva fatto riferimento per introdurre i corsi solo in lingua inglese. La Consulta, nel febbraio 2017, aveva approvato la proposta dell’ateneo a condizione, però, che alle lezioni in inglese venissero affiancate quelle in italiano. Questa è stata la linea seguita anche oggi dal Consiglio di Stato, che ha decretato la fine di una controversia che durava ormai da quasi sei anni.
Una vittoria per la lingua italiana, dunque, sottolineata anche dall’Accademia della Crusca che, per bocca del suo presidente Claudio Marazzini, afferma: «Finalmente, una volta tanto, è arrivata la pronuncia definitiva che dà ragione totalmente e integralmente alla lingua italiana. Una bellissima vittoria».
«Era una notizia purtroppo attesa e non siamo contenti. Ma andremo avanti» commenta amareggiato il rettore dell’università Ferruccio Resta aggiungendo che «la politica di internazionalizzazione passa dalla creazione di una comunità internazionale in Italia e vogliamo inserire il nostro Paese in un contesto internazionale dando la possibilità agli studenti che vengono qui di trovare un’aula, un laboratorio, che parla una lingua comune e che parla ad una comunità multietnica».