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LE INTERCETTAZIONI SI FERMANO AL 45º GIORNO: POLEMICA SULLE NUOVA NORMA

Il Senato ha approvato una nuova norma che limita le intercettazioni a 45 giorni.

Per far sì che le captazioni possano scollinare il quarantacinquesimo giorno, bisognerà dimostrare « l’assoluta indispensabilità » di una durata superiore delle operazioni d’indagine. Come? La necessità dovrà essere « giustificata dall’emergere di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione ».

Dal sequestro di persona alla rapina aggravata, dalla corruzione a omicidi e femminicidi. E ancora: dalla pedopornografia al revenge porn. Sono stati 147 i sì che hanno stabilito che l’ascolto dei sospettati non potrà durare più di un mese e mezzo.

«Vergognatevi, sciacalli »

Per l’opposizione la nuova legge è il frutto di quella che etichetta come « la schizofrenia legislativa della destra », a cui risponde severamente: « Quello che si sta consumando in quest’aula è gravissimo. Troppi reati senza intercettazioni non possono essere puniti », accusa il M5S « 45 giorni sono un periodo del tutto irrilevante, chi propone questa norma lo sa ».

In effetti, è difficile negare che la legge firmata dal senatore Zanettin bastoni le gambe dei pm. Le inchieste che rischiano di essere compromesse da quella ch’è già battezzata “immunità dei delinquenti” sono molte, è il monito dei principali procuratori del Paese, come Alessandra Dolce, Nicola Gratteri, Francesco Lo Voi.

Inutile anche il tentativo di rassicurazione del Viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, che ha fatto mettere agli atti che non vi è alcuna intenzione di stoppare le intercettazioni, solo di regolamentare quella che ha definito « una pesca a strascico ».
« Non giochiamo, viceministro », ha replicato Devis Dori (Avs), insistendo sull’inequivocabilità del testo normativo: le intercettazioni potranno andare oltre i quarantacinque giorni solo se la sopracitata « assoluta indispensabilità è sostenuta dall’emergere di elementi specifici e concreti ». Sarebbe tutta una presa in giro, insomma.

All’opposizione, non resta infine che buttarla su un rischio meramente socio-politico: « pagherete in termini di consenso ».

Intanto, davanti a un venturo panorama di silenziose e incontaminate lande telematiche, ci sarebbe poco da stupirsi.

Serena Del Fiore

Milano, figlia dei 90s e di tanta letteratura. Scrivo (e parlo) di arte, cultura e spettacolo. Quando sono sull'orlo di un esaurimento nervoso penso sempre al posto mio cosa farebbe Woody Allen. Mi pento tutte le volte. Laureata in Comunicazione, Media e Pubblicità con Gianni Canova, nel 2019 sono stata compagna di palco di Beppe Severgnini nello spettacolo teatrale "Diario sentimentale di un giornalista", unendo due grandi passioni: viaggiare e raccontare storie. Ho vissuto a Parigi e New York.

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