A partire dal secondo semestre del 2021 la ripresa economica mondiale si trova di fronte a tre nuove difficoltà, generate come effetto domino dalla pandemia: la crisi delle catene di approvvigionamento con il relativo rincaro delle materie prime, il cortocircuito a livello logistico con interruzioni nei trasporti e relativi ritardi nelle consegne e l’aumento dei costi dell’energia. Questi rincari, a cui le aziende devono far fronte, in parte vengono riversati prima su eventuali rivenditori intermedi e poi al cliente finale. Problemi che non hanno lasciato scampo a nessun tipo di impresa, dalle più piccole fino ai colossi. Tra le aziende colpite dai rincari su più fronti figura anche Ernestomeda. L’azienda, con sede a Pesaro e che dal 1996 fa parte del gruppo Scavolini, è uno dei maggiori punti di riferimento per quanto riguarda la fabbricazione di cucine di design made in Italy.
Legno e microchip le materie che hanno subito i rincari maggiori
Riguardo al blocco della supply chain Alessandro Del Prete, export manager di Ernestomeda, afferma:
«Abbiamo subito aumenti spaventosi e ripetitivi su alcuni materiali. Parte di questi aumenti siamo stati obbligati a trasmetterli a valle ai rivenditori e, di conseguenza, ai privati. Infatti, l’anno scorso abbiamo fatto un aumento di listino e un altro lo abbiamo previsto per l’inizio di quest’anno. Il problema si è iniziato a verificare da maggio 2021 con alcuni tipi di materiali, come i melaminici e gli elettrodomestici. Nel nostro mondo d’altronde non si hanno più grandi scorte, ma si lavora sulla base di previsioni mensili. Dunque, se un nostro fornitore va in sofferenza ecco che questa ricade anche su di noi». Quindi, le problematiche maggiori si verificano per i prodotti derivati dalla lavorazione del legno, una delle materie prime che ha subito i rincari maggiori (a luglio 2021 ha toccato i 98€ al m³), e anche per tutta la parte tecnologica che utilizza i microchip, come la quasi totalità degli elettrodomestici.
I prezzi del nolo verso l’America aumentati di oltre 7 mila dollari
Essendo Ernestomeda presente in tutto il mondo, soprattutto nel mercato statunitense e sud-est asiatico, si trova di fronte anche al problema della logistica. La pandemia ha accentuato la mancanza di trasportatori e camionisti. In particolare i prezzi del nolo sono saliti alle stelle data la scarsità di contenitori marittimi. «L’aumento del nolo, soprattutto quello verso ovest, ha pesato tantissimo sui nostri conti – dice Del Prete. Se prima, e durante, la pandemia mandare un container da 40 piedi in America costava 3 mila dollari, oggi siamo arrivati a toccare i 10 e 11 mila dollari. Inoltre, si sono allungati anche i tempi di invio perché c’è più difficoltà a trovare gli spazi sulle navi. Ad esempio, a fine 2021 abbiamo avuto un pesante annullamento di tre container diretti a Panama e questo crea difficoltà a livello organizzativo: hai la merce pronta, ma non la puoi spedire».
Costi più alti e tempi più lunghi spesso portano ad annullamenti di interi ordini e, dunque, incapacità di essere competitivi su un mercato estero: «L’allungamento dei tempi di consegna a volte fa perdere il cliente. D’altronde chi ordina una cucina non ha voglia di aspettare 4/5 mesi, quindi preferisce rivolgersi al produttore locale perché dimezza i tempi. Dunque, c’è anche il rischio di perdere in competitività con i produttori locali». Nonostante nel comparto cucine l’export non abbia lo stesso peso che in altri settori, il 35% del fatturato annuale di Ernestomeda arriva da oltre i confini nazionali, dunque la perdita di competitività sui mercati esteri potrebbe avere pesanti conseguenze.
Il green “salva” dal caro-bollette
Tra i rincari, quello che il gruppo è riuscito a contenere maggiormente è quello legato all’energia, ovvero le bollette. Da anni Ernestomeda fa importanti investimenti per avere una gestione sostenibile e tra questi spicca l’installazione di pannelli fotovoltaici su tutti i 16 mila metri quadrati dello stabilimento. «Nonostante non siamo completamente autonomi, soprattutto d’inverno quando la richiesta di energia è maggiore, l’impianto fotovoltaico ci sta permettendo di contenere più facilmente il caro-bollette rispetto ad altre aziende» chiarisce Del Prete.
Si investe sempre di più per avere un appartamento confortevole
A partire da luglio 2021 il settore del mobile e, in particolare, delle cucine è uno di quelli che sta vivendo una crescita maggiore in termini di domanda. «Oltre ai costi di materie prime e trasporto, abbiamo registrato anche un innalzamento vertiginoso della domanda. Dunque, l’intera catena è andata in sofferenza anche per la mancanza della capacità produttiva. Ora c’è tanta domanda, ma non è possibile poter aumentare la capacità di una fabbrica dall’oggi al domani, serve programmazione». Ad aiutare la crescita della domanda ci ha pensato proprio la pandemia, infatti spiega Del Prete: «Prima le persone erano a casa principalmente per dormire. Invece con lo smartworking stanno investendo di più per avere un appartamento bello e confortevole perché ora l’appartamento è diventato, per molti, anche il luogo di lavoro».
La programmazione è fondamentale
La programmazione sul lungo periodo, la continua spinta all’innovazione, la qualità del prodotto e la capacità di avvalersi di rivenditori che hanno una buona reputazione sul mercato locale, sono gli elementi che principalmente stanno garantendo ad Ernestomeda non solo di essere performante, ma anche migliorare i propri numeri a discapito dei problemi. «Nel 2021 abbiamo fatturato 29,5 milioni di euro, con un incremento del 37% rispetto al 2020 dove però abbiamo dovuto chiudere per due mesi» precisa Del Prete. Se il 2021 per l’azienda pesarese è stato più che positivo, Del Prete fa capire che il 2022 andrà anche meglio:
«Per quest’anno abbiamo un portafoglio ordini che già ci satura il 50% della capacità produttiva. Le previsioni per i primi sei mesi parlano di aumenti di entrate a doppia cifra.
Aumenti sia in Italia, ma soprattutto all’estero dove stiamo sviluppando vari progetti, come negli USA, in Portogallo e a Singapore. Abbiamo già fatto investimenti per nuovi macchinari per aumentare la capacità produttiva e stiamo aumentando l’organico per risolvere prima possibile parte dei problemi precedenti. Ci vuole tempo, serve struttura e organizzazione, ma questo è quello che va fatto».