Konstantin è seduto in un bunker a est dell’Ucraina. Ha appena dieci minuti per riposare. Il suo battaglione ha combattuto due giorni di fila: «Abbiamo attaccato i russi conquistando 17km. È la prima volta dall’inizio della guerra». In quella zona del Paese la controffensiva avanza. Preferisce rispondere a una telefonata su WhatsApp, niente videocall: «Questione di sicurezza, non posso dirvi dove sono».
È un professore di matematica arruolato nelle truppe ufficiali di Kiev dal 24 febbraio: «Non ho esitato, ma ora sono stanco. Prima avevo gli incubi tutte le notti, sognavo i bombardamenti e di mettermi al riparo. Ora sono troppo esausto anche per immaginare. Quando non sono armato è come se fossi nudo».
I suoi calcoli guidano la resistenza: «Ho perso il computer, uso carta e penna. Cerco di risolvere problemi aritmetici per l’esercito». È la seconda volta che si ritrova al fronte: «C’ero anche nel Donbass nel 2014. Ero solo, ho conosciuto la mia seconda moglie in guerra e chiesto il congedo per sposarmi a Odessa. Mio figlio ha 14 anni, vive con sua madre, non sono scappati. Spero di rivederli».
Konstantin insegnava matematica ai bambini nelle scuole. Ha scelto di mettere a disposizione le sue conoscenze per salvare il Paese: «Possiamo combattere qualche ora, oppure giorni interi. Dipende dalle operazioni decise dai nostri capi. Mi occupo delle traiettorie di tiro, del calcolo delle percentuali per le incursioni. Questo è il mio lavoro in guerra». A Minsk i negoziati proseguono, l’esercito ucraino utilizza il tempo a disposizione per rifornirsi di armi e cibo: «I russi sono in difficoltà, dobbiamo sfruttare questo momento».
La sua vita è cambiata per sempre. A 35 anni combatteva in Donbass, oggi Konstantin ha 42 e ha imbracciato di nuovo il fucile: «Ogni giorno ho paura di morire, trovo la forza nel sentimento di difesa dell’Ucraina. Siamo umani, avvertire il pericolo ti fa sentire vivo. Ed è l’unica cosa che conta».