Raggiunto un compromesso sulle trivellazioni in mare tra Movimento 5 Stelle e Lega. L’accordo – preso ieri notte e confermato dal presidente della Commissione Lavori Pubblici, Mauro Coltorti (M5S) – prevede lo stop per 18 mesi alle ricerche in mare di idrocarburi e l’aumento dei canoni di concessioni delle trivelle che sarà pari a 25 volte. La notizia arriva dopo l’annuncio di mercoledì 23 gennaio del ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, di dare le dimissioni in caso di forzature della Lega.
Lo scontro si era aperto sui canoni annuali delle concessioni di coltivazione e stoccaggio nella terraferma, nel mare territoriale e nella piattaforma continentale italiana. Il M5S era deciso ad operare un aumento pari a 35 volte mentre la Lega chiedeva che questo fosse più ridotto ritenendo che mettesse in ginocchio le aziende e facesse perdere molti posti di lavoro. Ancora però non è stato realizzato il piano che definisce le aree in cui potranno operare le trivelle.
Secondo alcune fonti della Lega, nonostante sia stata raggiunta un’intesa, vi è ancora una certa “irritazione” per le posizioni assunte dal Movimento 5 Stelle e questo non fa che alimentare le tesi di coloro che, in vista delle elezioni europee, credono prossima la rottura tra le due forze politiche. È comunque soddisfatto il ministro Costa: «Sono un uomo semplice, step by step. L’importante è che abbiamo iniziato un percorso con lo stile rigoroso di tutelare l’ambiente, la moratoria è già un bel passaggio. Anche l’aumento dei canoni di 25 volte non è poco – sottolinea – considerate che le royalties per le estrazioni in Italia “attualmente” sono le più basse d’Europa, quindi il ritorno nostro è particolarmente basso, elemento molto significativo».
Il premier Giuseppe Conte fa inoltre sapere che «il Governo al fine di assicurare una puntuale ed efficace adozione del Pitesai (piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee) e di confrontarsi in modo trasparente con tutti gli operatori del settore, garantisce l’istituzione di un Tavolo permanente presso il Ministero delle Sviluppo Economico, che avrà anche il compito di concordare le misure definitive, in coerenza con il Piano delle aree». L’accordo dovrebbe consentire di inserire un emendamento nel decreto Semplificazioni che potrà così continuare a essere discusso nelle commissioni Affari Costituzionali e Lavori Pubblici del Senato.