Martedì mattina, con una nota sul sito del ministero delle infrastrutture e dei trasporti, è stata resa pubblica l’analisi costi benefici predisposta dal ministero Danilo Toninelli, che ha dato esito negativo sulle prospettive economiche riguardo la realizzazione della TAV Torino Lione. Marco Ponti, capo del team che ha condotto l’analisi costi benefici, ha rilevato che lo Stato avrebbe perdite per 7 miliardi dalla realizzazione dell’opera, anche escludendo 1 miliardo di euro di soldi già spesi.
Il progetto presenta una redditività fortemente negativa anche mantenendo le prospettive sui dati di crescita dei flussi di merci e passeggeri contenuti nell’analisi del 2011, anche se queste non sono verosimili e vanno quindi riviste al ribasso. Toninelli ha commentato che i numeri sono “impietosi”, ma la scelta finale spetterà all’esecutivo.
Ma la polemica è infiammata da subito: il commissario straordinario alla TAV Foietta ha dichiarato che si tratta di un’analisi truffa per far quadrare i conti secondo quello che vogliono i padroni, Ponti ha dichiarato che gli farà causa, “anche se non se lo merita neanche. Credo di aver fatto un buon lavoro, sono contento”. Le opposizioni al governo hanno rilasciato dichiarazioni lapidarie: Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha parlato di buffonata, mentre per Forza Italia Anna Maria Bernini ha parlato di analisi farsa, e Giorgio Mulè ha dichiarato che riusciranno a provare la malafede di Ponti. Per il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, affidare la scelta a Ponti, noto per la sua predilezione per il trasporto su gomma, “era come affidare a Dracula la banca del sangue”. Ha poi ricordato come la TAV, essendo un’opera strategica, non può essere valutata secondo le condizioni del mercato attuale in quanto essa stessa le cambierà.
Di sicuro la gestazione dell’analisi costi benefici ha avuto tempi lunghi, in cui membri del movimento 5 stelle l’hanno dichiarata quasi pronta a più riprese, praticamente quasi dall’inizio del governo di Giuseppe Conte. Cerco di darne un’idea aiutandomi con la cronistoria fatta da Sergio Rizzo per Repubblica Affari e Finanza. Prima la sindaca di Torino Chiara Appendino aveva dichiarato a giugno 2018, col governo appena insediato, che sarebbe stata pronta in due settimane. Poi Di Maio il 7 dicembre la assicurava pronta entro fine anno, fino allo stesso Marco Ponti che a inizio gennaio disse di averla consegnata al governo. Toninelli lo smentì dicendo che era solo una bozza, per poi dire che anche in caso di esito negativo se ne sarebbe parlato comunque dentro al governo, che poi è quello che il ministro ha ribadito anche oggi.
Riccardo Molinari, capogruppo alla camera della Lega, ha dichiarato che l’analisi “non è il vangelo”, e che sulle modalità di attuazione della TAV si può ragionare mentre lo stop definitivo all’opera gli sembra un’ipotesi non percorribile. Ma l’accordo alla base del governo 5 Stelle Lega parla chiaro, ci si impegnava a una revisione completa dell’opera.
Intanto un altro caso crea un mistero sulla commissione che ha prodotto l’analisi costi-benefici. Sembra che uno dei 6 commissari, l’ingegnere Pierluigi Coppola, non abbia sottoscritto il documento. Il parlamentare torinese del PD, Davide Gariglio, ha detto che il documento è da “invalidare”. Ma una nota sul ministero delle infrastrutture e dei trasporti smentisce che il professore Pierluigi Coppola abbia partecipato all’analisi costi-benefici.