Riforma Cartabia, è già polemica: spuntano i primi problemi

Dal 30 dicembre è entrata in vigore la Legge Cartabia che interviene modificando alcuni articoli del codice penale, della procedura penale e introduce il principio di giustizia riparativa. L’obiettivo principale della riforma è ridurre le tempistiche processuali attraverso la digitalizzazione e lo snellimento della prassi burocratica. L’intervento si è reso necessario in seguito alle richieste fatte dall’Unione Europea all’Italia in materia giuridica ed è entrato così a far parte degli obiettivi da rispettare per accedere ai fondi del PNRR.

Le novità introdotte dalla riforma

In realtà, la parte del testo relativa alla prescrizione era già entrata in vigore nell’ottobre 2021 e prevedeva il blocco della prescrizione in primo grado e una durata massima di 2 anni per l’appello. Le maggiori novità riguardano, invece, il principio di giustizia riparativa, l’ampliamento dei reati perseguibili su querela e le pene sostitutive al carcere.

D’ora in avanti chi avrà commesso un reato avrà l’opportunità di “ripararlo”: saranno predisposti incontri volontari fra vittima e carnefice per far prendere le distanze dell’imputato dal reato. Attraverso questa procedura si potrà ottenere uno sconto di pena per i reati procedibili d’ufficio oppure la chiusura del processo per i reati procedibili a querela.

Proprio in merito ai reati perseguibili su querela, la riforma tende a limitare i poteri del pm. Questo infatti, per reati come il furto, la violazione di domicilio, le lesioni lievi o le molestie, la violenza privata e il danneggiamento, potrà far partire le indagini solo in presenza di una querela da parte della vittima.

Infine, l’ultima grande novità riguarda l’eliminazione del carcere per le condanne fino a 4 anni e l’introduzione di pene sostitutive: per le sentenze fino ad un anno di carcere compare la possibilità di una sanzione pecuniaria, per quelle fino a tre anni vengono introdotti i lavori di pubblica utilità e per quelli fino a quattro l’accesso alla semilibertà o ai domiciliari.

Le prime difficoltà di applicazione

Nonostante la legge sia entrata in vigore da pochi giorni, non mancano già le polemiche in merito alla sua applicazione. Al centro della discussione è entrata la parte relativa all’estensione dei reati procedibili tramite querela. Il caso che ha portato alla luce la polemica è quello del ladro d’auto di Vicenza: grazie ad un cavillo, individuato dal suo avvocato, le querele dei proprietari non sono risultate valide e il giovane rumeno è stato rilasciato, nonostante le immagini delle telecamere lo inchiodassero.

Un ulteriore nodo venuto al pettine del governo riguarda le proteste arrivate dall’Usmia (Unione sindacale militari interforze associati) carabinieri. Gli uomini in divisa evidenziano una mancanza di formazione relativa all’applicazione delle nuove procedure digitali. La Cartabia prevede infatti, in alcuni casi, di documentare interrogatori e dichiarazioni in audio-video ma, ad oggi mancano le apparecchiature adeguate.

In merito alle problematiche legate alla riforma è intervenuto il sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari, che ha confermato la volontà da parte del governo di apportare dei correttivi. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni analizzerà gli effetti della legge nei prossimi due mesi, per poi intervenire sulle criticità.

Di Andrea Muzzolon e Alessandra Pellegrino

Andrea Muzzolon

Italiano, milanese, classe 2000. Laureato in comunicazione, media e pubblicità. Libero e liberale.

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