Renzi risponde con le denunce alle inchieste della magistratura

«Non attacco la magistratura. Ma sono sempre quei due magistrati, prima per la vicenda Unicef per cui ho chiesto un milione di danni, poi quella dei miei genitori annullata dal riesame, e ora questa».

Matteo Renzi e la magistratura, un rapporto mai decollato e che non accenna a migliorare. Il fondatore di Italia Viva, ospite giovedì 28 novembre a Circo Massimo, trasmissione condotta da Massimo Giannini su Radio Capital, rompe il silenzio sull’ennesima bufera giudiziaria che lo vede protagonista.
Una risposta che è tardata ad arrivare, dopo le perquisizioni scattate martedì 26 novembre in tutta Italia nel filone dell’Inchiesta Open, che ha coinvolto personalità vicine a Renzi: Luca Lotti, già Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio durante il Governo dell’ex sindaco di Firenze; Alberto Bianchi, Presidente della Fondazione Open e Marco Carrai, braccio destro dell’ex Segretario del Pd.
Le accuse sono di traffico illecito di influenze e finanziamento illecito ai partiti: in particolare il filone dell’inchiesta si muove nell’ambiguità del legislatore in merito al confine tra il finanziamento diretto ai partiti e le attività politiche. Nel mirino dei pm alcune carte di credito che sarebbero state utilizzate da alcuni parlamentari del PD.

Ma Renzi non ci sta

Messo all’angolo il senatore di Rignano sull’Arno ha lanciato dalle sue pagine social l’hashtag #colposucolpo e risposto a suon di querele. Come annunciato nella mattinata di giovedì 28 novembre in un post sulla sua pagina Facebook, il leader di Italia Viva ha inoltrato al Procuratore capo di Firenze, il Dottor Giuseppe Creazzo, tre esposti: contro Marco Travaglio, Gigi Riva de L’Espresso e La Verità di Maurizio Belpietro.
Il direttore del Fatto Quotidiano viene accusato di diffamazione per una frase contenuta in un articolo del 27 novembre in cui si parla di presunti benefici concessi al gruppo Toto, grazie all’articolo 5 inserito nel decreto Sblocca Italia.

L’accusa contro il Fatto Quotidiano si estende anche a diverse dichiarazioni pubblicate dal giornale di Travaglio: Renzi ha avviato azioni civili, si legge in un post, «per il video con la carta igienica, il titolo sulla Legge Ad Cognatum, gli editoriali contro Italia Viva, sulle mie attività “in barba alla trasparenza”, sulle mie frequentazioni all’Aniene” per soldi e consulenze”, sull’equiparazione con la P2 e anche quelli odierni sull’acquisto della mia casa e sui soldi di Open per “comprare tessere e voti”». La richiesta di danni ammonta a circa un milione di euro.
A L’Espresso e La Verità, Renzi contesta la rivelazione di segreto istruttorio o bancario.

Renzi e gli scontri con le toghe

Non è la prima volta che Renzi si trova ad aver a che fare, seppur indirettamente, con la Magistratura. A partire dallo scandalo delle false fatturazioni che ha coinvolto i genitori, condannati a 1 anno e 9 mesi; passando per il caso Unicef che, coinvolgendo i fratelli Alessandro, Luca e Andrea Conticini – quest’ultimo cognato di Renzi -, ipotizza la sottrazione di 6,6 milioni di dollari destinati all’assistenza all’infanzia in Africa che secondo il Fatto Quotidiano sarebbero stati dirottati su organizzazioni vicine alla Leopolda. Quindi il caso Consip, per cui le indagini si sono concluse con la richiesta di archiviazione per papà Tiziano Renzi.

Botta e risposta nella Maggioranza

«Serve subito una commissione d’inchiesta sui fondi ai partiti. Lo chiederemo nel contratto di governo che vogliamo far partire a gennaio», ha dichiarato in merito il leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio. Non si fa attendere la replica dalle fila di Italia Viva, nella voce del deputato Luciano Nobili: «Noi siamo molto disponibili a una Commissione di inchiesta sul finanziamento ai partiti, alle fondazioni e anche alle Srl collegate a qualche Movimento».

La vicenda, complessivamente, ha messo in evidenza le divergenze tra i partiti di maggioranza. Stando alle dichiarazioni delle parti, il M5S ha ribadito la sua fiducia alla magistratura alimentando un clima già teso con i partner di Governo.

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