L’emendamento contro la proposta di eliminare il blocco della prescrizione firmata da Enrico Costa, deputato di Forza Italia, è stato approvato il 15 gennaio in Commissione Affari Costituzionali per un solo voto. La maggioranza ha votato compatta per la sospensione del testo, eccezion fatta per i deputati di Italia Viva, contrari insieme all’opposizione.
L’emendamento è passato dunque con 23 sì e 22 no. Decisivo il voto del Presidente della commissione Giustizia Francesca Businarolo. La riforma della prescrizione, fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle e dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, resterà dunque immutata. Anche se il testo verrà discusso di nuovo in Aula il 27 gennaio.
Lo stop alla prescrizione. Tempi più lunghi o garanzia di punibilità?
La bocciatura di Italia Viva alla riforma ha aperto nuove crepe nella maggioranza. Matteo Renzi, leader di IV, nelle scorse settimane si era già detto contrario alla manovra, ma ha negato di voler spaccare l’alleanza che tiene in piedi l’esecutivo. La riforma sostenuta da Bonafede, varata quando al governo con i 5Stelle c’era la Lega, prevede lo stop dei termini di prescrizione sia dopo la sentenza di assoluzione che di condanna. Molti contestano il fatto che così si renderanno i processi interminabili.
Con l’inserimento del Pd nell’esecutivo, sono state tante le proposte di modifica arrivate sia da destra che da sinistra. I sostenitori del testo però, assicurano che la riforma eviterà che i tempi lunghi della Giustizia penale facciano cadere in prescrizione i reati, lasciando i colpevoli impuniti. Inoltre si perderebbe l’interesse a procedere con un secondo grado dopo che il reato cade in prescrizione al primo giudizio. Con l’unico vantaggio di assicurare nella maggior parte dei casi una garanzia di punibilità.
Renzi: «La legge è un obbrobrio giuridico».
Renzi ha rivendicato la scelta dei suoi deputati in Commissione con un lungo post su Facebook difendendo il precedente ordinamento sulla prescrizione, quello voluto dal Pd e dall’ex ministro Andrea Orlando, quando il leader di Italia Viva era al governo. Sottolineando il rammarico per la scelta del Pd di seguire il Movimento anche sulla prescrizione, l’ex premier ha definito il provvedimento un «obbrobrio giuridico».
Smarcandosi dunque dalle polemiche di una eventuale frattura della maggioranza, Renzi ha poi concluso: «Abbiamo solo difeso lo stato di diritto. Continueremo a farlo anche senza il permesso dei populisti. Con la nuova riforma si rendono i cittadini imputati a vita. Noi abbiamo fatto un governo per mandare a casa Salvini, non per diventare grillini».
A fargli eco anche il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Teresa Bellanova che ha accusato su Twitter i dem di essere a rimorchio dei Cinque Stelle: «Il Pd schierato col giustizialismo lascia senza fiato».
I titoli di oggi sono fantastici: Renzi spacca la maggioranza. Guardiamo i fatti: c’era una legge sulla prescrizione…
Pubblicato da Matteo Renzi su Giovedì 16 gennaio 2020
Il movimento attacca l’isolamento di Italia Viva
Michela Gubitosa, portavoce del Movimento alla Camera, ha definito «grave e da valutare nelle sedi opportune» la scelta del gruppo di Renzi di «isolarsi e formare un asse con la Lega». Il responsabile giustizia del Pd Walter Verini ha respinto al mittente ogni accusa dichiarando che i dem non andranno mai a rimorchio di Salvini. Nell’attesa del decreto di legge sul processo penale, atteso nei prossimi giorni come ha sottolineato il Guardasigilli Alfonso Bonafede: «Prendo atto che Italia Viva si è isolata dalla maggioranza votando insieme all’opposizione, ma la proposta che voleva abolire la prescrizione non è passata. Il mio lavoro è dare ai cittadini una riforma che permetta loro di avere un processo penale con tempi ragionevoli. Ci sono tutti i presupposti per dare una risposta concreta nei prossimi giorni».
Avvocati contro il blocco della prescrizione
In prima fila contro il blocco della prescrizione si sono schierati gli avvocati. L’Unione delle Camere penali ha annunciato che ci sarà una sospensione delle udienze e una contemporanea manifestazione nazionale il 28 gennaio davanti alla Camera. I penalisti hanno invitato a partecipare tutte le componenti dell’Avvocatura, sottolineando come la riforma comporta il rischio concreto di rendere infiniti i processi dopo il primo grado. Un pericolo escluso da Bonafede, in quanto lo stop alla prescrizione riguarderà solo i procedimenti relativi ai reati commessi dal 1° gennaio 2020.
Gli effetti della riforma dunque non si andrebbero a materializzare nell’immediato e ci sarebbe tutto il tempo per lavorare sulla velocizzazione dei processi. In base ai dati raccolti nel 2018, sono circa 30mila i processi che rischiano di non avere mai una fine con la caduta della prescrizione dopo il primo grado.