Marco Minniti rinuncia alla corsa alla Segreteria del PD «per salvare il partito». Decisione che ha gettato ancora più ombre sul futuro prossimo della formazione di centro-sinistra, le cui elezioni interne si terranno il 3 marzo 2019.
Il ritiro di Marco Minniti lascia la strada solo apparentemente spianata a Nicola Zingaretti. Il Presidente della Regione Lazio, infatti, stando ai sondaggi sembra essere il favorito per conquistare l’incarico di Segretario del PD dopo la resa di quello che era ritenuto l’avversario più credibile. Nemmeno il Segretario emerito Maurizio Martina, anche lui nella lista dei candidati, pare possa impensierire Zingaretti.
E in effetti, considerando la deriva presa della Segreteria Renzi e il desiderio di cambiamento interno al PD stesso, gli scenari ipotizzati dai sondaggi sono più che coerenti. Zingaretti, ultimamente molto critico nei confronti dell’ex premier, si sta dimostrando il candidato che maggiormente vuole imprimere una svolta al partito. Nell’esposizione del suo programma parla infatti di coniugare la crescita – su sua stessa ammissione inaugurata proprio dai precedenti governi Renzi e Gentiloni – all’equità. Così, nel disegno di Zingaretti rientrano i provvedimenti rivolti agli investimenti in infrastrutture, scienza, ricerca, scuola insieme a quello che lui stesso definisce «reddito di inclusione», simile a quello di cittadinanza pentastellato.
Per Maurizio Martina – che stando ai sondaggi si trova al secondo posto anche se ampiamente distaccato – la strada verso la maggioranza appare piena di ostacoli. Nonostante l’ex Segretario reggente del PD si sia destreggiato abilmente nel periodo infuocato che ha seguito il fallimento elettorale del 4 marzo scorso, la sua “sintonia” con Matteo Renzi – che lo ha portato a ricoprire il ruolo di Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali – per ora lo condanna ad una sconfitta annunciata.
Più staccati appaiono gli altri quattro candidati: Francesco Boccia, Dario Corallo, Maria Saladino e Cesare Darmian.
Nonostante la candidatura saltata di Minniti – che ha dichiarato «se mi devo candidare per prendere il 20%, meglio lasciar perdere» – e il solido vantaggio di Zingaretti, al momento pare che lo stesso Presidente del Lazio non sia ancora in grado di ottenere la maggioranza. Motivo per il quale, nelle scorse settimane, si era palesata l’idea di una specie di «accordo tra gentiluomini»: chiunque avesse ottenuto il maggior numero di voti, senza tuttavia raggiungere il 51%, sarebbe diventato il nuovo Segretario. Ipotesi che non ha affatto convinto Minniti e che, probabilmente, rimarrà tale.