Si è spento a Varese, all’età di 85 anni, Giuseppe Zamberletti, il “mister Terremoto” che ha rivoluzionato le modalità di azione della Protezione Civile. Parlamentare della Democrazia Cristiana dal 1968, a lui si devono l’introduzione del concetto di prevenzione delle catastrofi naturali, l’organizzazione del servizio nazionale in tutte le sue componenti e la valorizzazione degli enti locali del volontariato. Questa riforma del settore ha portato il 24 febbrario 1992 alla nascita del Dipartimento della Protezione Civile, con l’approvazione della legge n. 225.
Il 6 maggio 1976 il Friuli fu colpito da uno dei più violenti terremoti nella storia della Penisola, che provocò 990 morti e 100mila sfollati. La gestione dell’emergenza nell’area fu affidata a Zamberletti e fu allora che il democristiano si guadagnò il nome di “mister Terremoto”. «Noi qui lo amavamo» lo ricorda Franceschino Barazzutti, il sindaco del comune di Cavazzo Carnico in provincia di Udine «L’onorevole Zamberletti ha seguito questo principio. Era arrivato da noi come commissario straordinario del governo per l’emergenza, vuol dire con pieni poteri. Eppure non ha mai assunto una decisione su un comune senza averla concordata con il sindaco. Casette per migliaia di persone costruite in pochi mesi e macerie sgomberate».
E fu proprio la stretta collaborazione di Zamberletti con le autorità locali e con le associazioni di volontari uno degli elementi di innovazione nella gestione dell’emergenza, rendendo efficienti le operazioni di soccorso e ricostruzione, in un Italia al tempo completamente inesperta in materia di Protezione Civile. Alla virtuosa risoluzione della tragedia è profondamente legata la sua successiva fama politica.
Nel novembre 1980, al deputato varesino venne nuovamente affidata la nomina di commissario straordinario in occasione di un nuovo terremoto che devastò interi paesi della Campania e della Basilicata. La positiva esperienza di soccorso del Friuli non riuscì però ad essere replicata. Lo stesso Zamberletti ne spiega le motivazioni in una seduta parlamentare del marzo del 1990: «Nel Friuli l’operazione di arretramento si svolse con la partecipazione della popolazione, anche perché ogni giorno erano disponibili mezzi di trasporto con cui raggiungere le zone terremotate. Nel caso della Campania, la gravità dei problemi di tutti i comuni dell’area napoletana ha impedito che l’arretramento si svolgesse in condizioni ottimali. La costiera amalfitana e sorrentina, così come l’intera zona napoletana, avevano subito gravi danni ed è stato estremamente difficile indurre la gente ad avvicinarsi ai centri di raccolta».
Nel 1979 “Zorro”, nome con cui Zamberletti era conosciuto nel mondo dei radioamatori, si ritrova a fronteggiare un’altra emergenza umanitaria. I “boat people”, i profughi che scappavano dal Vietnam, arrivavano infatti in centinaia via mare sulle coste italiane. Il deputato riuscì a risolvere la crisi e garantì loro ospitalità.
Ma all’inizio degli anni ’80 l’impreparazione italiana in materia di gestione delle calamità era ancora evidente. La morte nel 1981 del piccolo Alfredino Rampi, caduto in un pozzo di Vermicino, scosse l’intero Paese, che rimase incollato agli schermi seguendo fino all’ultima la diretta tv delle inefficaci operazioni di salvataggio. Dopo la vicenda, il presidente del Consiglio Giovanni Spadolini nominò Zamberletti Alto Commissario per la Protezione civile.
La fine del partito della Dc negli anni ’90 decretò la fine della carriera politica del deputato lombardo che, dopo qualche anno alla guida della società incaricata di costruire il ponte sullo stretto di Messina, si ritirò a vita privata a Varese, la sua amata città natale.
«Il mio profondo cordoglio e quello dell’intera città di Varese per la scomparsa dell’onorevole Zamberletti. Oggi è un giorno molto triste perché ci lascia un uomo, un varesino, un amico, un esempio che ha lasciato un ricordo indelebile in tutta la città e in tutta Italia. I suoi meriti per aver creato quella che oggi è una istituzione come la Protezione Civile, la programmazione e la prevenzione delle emergenze e il suo impegno per il volontariato sono il suo lascito alla nostra Nazione». Così il sindaco di Varese Davide Galimberti dà l’ultimo saluto a “mister Terremoto”.