Se dovesse passare la riforma di taglio dei parlamentari il sistema elettorale andrà cambiato. Quale scegliere? Maggioritario o proporzionale? Secondo Matteo Salvini, leader della Lega, all’Italia servirebbe un sistema maggioritario puro. Per il momento però, sarebbe un bene di lusso che lo stivale non può permettersi. Il giurista Giovanni Tarli spiega all’Adnkronos che la proposta di un referendum abrogativo da parte del leader leghista non avrà vita semplice, ma dovrà affrontare diversi ostacoli prima di tutto ‘costituzionali’.
“Il maggioritario – spiega Tarli – salvaguardia la governabilità a scapito della rappresentanza. E’ un lusso che non tutti si possono permettere di avere. Il sistema presuppone una democrazia – sottolinea il professore – dove le forze politiche sono divise, ma trovano perlomeno un punto in comune su alcune tematiche. In Italia però non siamo ancora a questo punto. Nutro profonde perplessità su un sistema elettorale maggioritario puro“.
“Il quesito – spiega il professore – deve rispettare certi canoni. Deve essere innanzitutto parziale e cioè richiedere la cancellazione di alcuni parti della legge elettorale in modo tale che il sistema sia immediatamente applicabile e e non crei vuoti o non consenta l’eliggibilità delle Camere”. Secondariamente non deve eccedere nella manipolazione “e cioè non deve – continua Tarli – avere in oggetto frammenti di testo che di per sé sono privi di significato ma che potrebbero stravolgere il testo non colpito da abrogazione. E infine deve essere omogeneo e cioè non si può chiedere agli elettori di pronunciarsi su temi diversi”.
Ma è davvero necessario il cambio del sistema elettorale? Per il professore sì. “Se passa la riforma dei parlamentari è necessario cambiare la legge elettorale perché questa non sarebbe più in asse. Sarebbero infatti penalizzati i partiti più piccoli”, spiega. E’ anche vero che il cambio della legge elettorale non dovrebbe avvenire a ogni cambio politico. “La scelta di un sistema elettorale – evidenzia – non si fa di elezione in elezione. Non si sa più quanti sistemi elettorali abbiamo sperimentato o abbiamo scritto e mai sperimentato, come l’Italicum. Questo è un pessimo modo per approcciarsi a un sistema elettorale. Per poter vedere gli effetti – sottolinea Tarli – è necessario che questo duri nel tempo”.