«Molto resta ancora da fare e ogni donna deve sentire le istituzioni vicine». A dirlo è il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio elaborato in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Tema su cui, negli ultimi anni, si dibatte molto. Il 20 novembre 2019 è stato registrato un altro caso: una donna rumena incinta, nel Palermitano, è stata accoltellata dall’amante dopo che lo aveva minacciato di rivelare tutto alla moglie.
Perché il 25 novembre?
È il 25 novembre del 1960. Siamo nella Repubblica Dominicana e il capo del governo è il dittatore Trujillo. Tre sorelle di cognome Mirabal, considerate rivoluzionarie, vengono torturate, massacrate e strangolate. I loro corpi vengono gettati in un burrone simulando un incidente.
Nel 1999 con la risoluzione 54/134 del 19 dicembre la giornata viene istituita dall’Onu. La Dichiarazione adottata dall’Assemblea Generale Onu parla di violenza contro le donne come di “uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini”.
I numeri
Nei primi dieci mesi del 2019 sono stati rilevati 95 omicidi con vittime femminili in Italia. Le stime parlano di un caso ogni tre giorni: di questi 80 sono commessi in famiglia e 60 all’interno di una relazione di coppia. Secondo le stime di Eures nel 2018 sono state 142 le donne uccise, di cui 119 in famiglia: i numeri sono stati i più alti mai registrati. Per il 32,8 per cento dei casi, il movente principale è stata la gelosia e il possesso. In aumento, nello stesso anno, anche le denunce per violenza sessuale (+5,4 per cento), lo stalking (+4,4 per cento) e i maltrattamenti (+ 11,7 per cento).
Le vittime, le città e le armi
Le reazioni e i commenti della politica italiana e dei personaggi pubblici
Nella giornata del 25 novembre sono stati tanti e diversi i commenti dei politici e personaggi pubblici. Non poteva di certo mancare quello del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che su Twitter scrive:
Abbiamo approvato norme, sbloccato fondi, avviato confronti: la violenza contro le donne rimane un’emergenza. Lavoriamo per una svolta culturale, che parta dai giovani. Domani ne parlerò in una scuola a Roma insieme alla Comm. d’inchiesta sul femminicidio #stopviolenzasulledonne
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) November 25, 2019
Il tema non ammette divisioni e colori politici. Presente anche il commento di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia.
Oggi si celebra la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Non abbassiamo la testa, combattiamo, ogni giorno, questa barbarie.#25novembre #stopviolenzasulledonne pic.twitter.com/fWg8vbAgTO
— Giorgia Meloni 🇮🇹 ن (@GiorgiaMeloni) November 25, 2019
Alla Meloni, si aggiunge il ministro per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti che su Twitter precisa:
La rete dei centri anti-violenza fa tantissimo e noi abbiamo deciso di sostenerli con lo stanziamento di 30 milioni e, in aggiunta, con l’istituzione di un fondo di microcredito. #Unomattina #giornatacontrolaviolenzasulledonne #25novembre
— Elena Bonetti (@elenabonetti) November 25, 2019
E anche della senatrice Monica Cirinnà del Pd.
Libere dalla #violenzasulledonne violenza, per una vera pari dignità sociale C’è ancora moltissimo da fare. Serve piena cittadinanza femminile, che nasce anzitutto dal contrasto alla violenza di genere. Politica e cultura devono essere alleate in questa battaglia #25novembre pic.twitter.com/TSWQ4vk6oz
— Monica Cirinnà (@MonicaCirinna) November 25, 2019
Spesso nel mondo del cinema e della televisione, capita di imbattersi in fiction e film che propongono scene violente, i cui soggetti a volte sono le donne. La paura è che in alcuni casi si perda il concetto di finzione e che questi show si trasformino in fonte d’ispirazione. MasterX ha chiesto all’attore e regista Marco D’Amore, famoso per il suo ruolo di Ciro Di Marzio nella fiction Gomorra, la sua opinione a riguardo, considerato che proprio nella fiction è presente una scena in cui il suo personaggio uccide la moglie dopo averle detto di amarla.
Le manifestazioni
A Roma il 23 novembre è andato in scena per il quarto anno consecutivo un corteo al grido di ‘contro la vostra violenza, la nostra rivolta’ organizzato dal movimento ‘Non una di Meno’ da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni. Nel cortile di Montecitorio è stata posta una panchina rossa e la facciata del palazzo si è tinta di arancione per la campagna Onu Orange the world. Tutte le panchine – compresa quella di Montecitorio – riportano il numero nazionale antiviolenza 1522 perché, oltre che un momento di riflessione, vogliono essere uno strumento utile.
Una mostra contro la violenza
A cura di Rino Terracciano
Sarà visitabile sino all’8 dicembre 2019, presso gli spazi dell’ospedale San Carlo di Milano, la mostra “L’invisibilità non è un superpotere” di Marta Bianchi. Il progetto, a cura dell’ASST Santi Paolo e Carlo di Milano e Fondazione Pangea Onlus, è stato presentato proprio il 25 novembre, per sensibilizzare l’opinione pubblica su un tipo di violenza subdola e fin troppo nascosta fra le mura domestiche.
Si tratta di una serie di scatti fotografici e radiografie anonime che testimoniano i traumi di donne che hanno subito violenze e che sono state ricoverate al pronto soccorso dell’ospedale San Carlo. L’artista utilizza il mezzo radiografico come veicolo di narrazione dei traumi fisici ed emotivi che alcune donne hanno portato e porteranno con sé per tutta la vita. Le immagini fotografiche sono arricchite da immagini testuali che raccontano gli attimi in cui le vittime hanno subito gli abusi.
A completare la scrittura espositiva l’installazione “Ti vedo attraverso”, e un approfondimento su Reama, rete e organizzazione non-profit per il potenziamento e il mutuo soccorso della stessa Onlus Pangea, al fine di diffondere e favorire la cultura della denuncia delle violenze subite.
Un modo per dar voce alla violenza di genere, per non cadere nell’ombra, per non condannare le vittime all’invisibilità.