Non ha un profilo Facebook, soltanto una fan page con appena 3mila iscritti molto attivi negli ultimi giorni. Su Twitter nessuna traccia, mentre il suo leader Matteo Salvini cinguetta a una platea di 700mila followers. E Instagram? Il leghista Giancarlo Giorgetti, a dirla tutta, non è proprio abituato ai primi piani della politica, sia quella tradizionale che quella virtuale, ma al dietro le quinte. Fuori fuoco rispetto ai grandi leader, è stato però sempre al centro delle decisioni politiche. E oggi è in corsa per un mandato esplorativo a Palazzo Chigi.
Poco importa per il suo palmarés politico che Giorgetti non sia stato eletto alla presidenza della Commissione speciale che alla Camera dei Deputati si occuperà del Documento di economia e Finanza in attesa della formazione di un governo. Al suo posto, i pentastellati e il Carroccio hanno votato il leghista Nicola Molteni, entrato nella politica nazionale soltanto nel 2008. Il fondatore della Lega Nord Umberto Bossi notò invece Giorgetti già negli anni Novanta, quando premiò quel promettente segretario della Lega a Varese candidandolo in Parlamento. Quello fu per lui l’inizio della carriera politica nazionale, legislatura dopo legislatura.
Ma Giorgetti non improvvisa, e viene subito riconosciuto dai colleghi in Parlamento come «mago dei numeri». Siamo a fine anni Novanta quando il nostro ha l’occasione di sostituire un altro Giancarlo, Pagliarini, che gli cede la presidenza della Commissione bilancio della Camera. A inizio millennio, il profilo dei nuovi volti dell’allora Lega Nord veniva così tracciato da un articolo del Corriere della Sera. «Vengono dalle professioni, vivono per il verbo bossiano e all’ampolla del Monviso preferiscono lo studio di un bilancio comunale». Materia facile da masticare per il bocconiano (con lode) Giorgetti, che a uno studio da commercialista ha infatti preferito le aule dei palazzi romani.
Tra i consiglieri più fidati del segretario del Carroccio Salvini, il politico di Varese arriva alla Lega sovranista dopo aver prima lavorato con tutti i segretari del partito di via Bellerio. A chi lo definiva il delfino di Bossi Giorgetti rispondeva di essere figlio di pescatori. «Mio padre di delfini non ne ha mai presi. Nella Lega non cerco niente, mi limito a fare bene il mio lavoro». Erano ancora gli anni dell’indipendentismo padano che non ammetteva dietro front rispetto alla linea ufficiale celebrata ogni anno sul prato di Pontida. Dalle interviste alla stampa non c’erano dubbi sull’aderenza del politico varesotto alla linea che portò i “barbari” di Bossi in Parlamento. «Il Dna della Lega non può essere modificato. Occorre tenere bene a mente ciò che il popolo padano vuole».
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Come un Richelieu dei nostri tempi, Giorgetti ha lavorato con pazienza per il rafforzamento di una nuova missione dentro un partito indebolito dagli scandali delle gestioni Bossi e Maroni. Nell’ottobre dello scorso anno, da lui è arrivata la conferma che era giunto il momento di accorciare il nome del partito. Basta Nord, solo Lega. Nell’era Salvini, un leader politico premiato alle urne anche grazie alla sua presenza sulla “piazze” social non ha potuto fare a meno dell’eminenza grigia, di un politico di professione.
Giorgetti non è stato soltanto capace di cucire addosso alla Lega un’ideologia in linea con il sovranismo europeo. «L’approvazione all’unanimità del pareggio di bilancio rappresenta un punto di equilibrio che testimonia il senso di responsabilità di tutte le forze politiche». Così diceva nel 2012, in veste di presidente della Commissione Bilancio di Montecitorio, esultando per il sì a un provvedimento che oggi Salvini sarebbe pronto a stracciare se non fosse stato inserito in Costituzione.
E ora? Il suo destino è legato a quello della Lega che oscilla tra l’alleanza del centrodestra e le sirene dei grillini che vorrebbero escludere Forza Italia da qualsiasi governo. Di Giorgetti si parlava come possibile presidente di Camera o Senato, ora la fantapolitica lo lancia come possibile premier pontiere tra grillini e centrodestra. Quel che è certo, come aveva detto a un sito di informazione, è il suo impegno continuo in politica. «La politica è un atto di presunzione che ti fa credere che le cose che pensi e che fai facciano bene anche agli altri».