Pierre Moscovici è «un commissario socialista francese che non parla a nome dell’Unione Europea». Così il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha spiegato nel corso della trasmissione Radio Anch’io. Il commissario francese aveva fatto detto che un’eventuale vittoria di «forze populiste» alle prossime elezioni politiche del 4 marzo metterebbe a rischio la stabilità dell’Europa stessa.
#Moscovici è un commissario socialista francese non parla a nome dell’#UnioneEuropea. Ma c’è preoccupazione per# instabilità in Italia. Antonio #Tajani pres. Parlamento Europeo #Radioanchio@Antonio_Tajani @Europarl_IT #deficit #contipubblici
— Radio anch'io (@radioanchio) January 17, 2018
Non ci voleva Moscovici, insomma, per chiarire quale fosse il legittimo timore dell’intero “sistema Paese” sull’esito del voto. «Che ci sia preoccupazione per l’instabilità è vero, ma credo ci sarà un governo stabile. Gli italiani andranno a votare per far contare di più questo Paese». Tajani ha perso le staffe dal momento che il commissario francese è avvezzo a dare consigli non richiesti: «Se fossi stato al posto di Moscovici, sarei stato più prudente, non avrei fatto quella dichiarazione nel mezzo della campagna elettorale. Il messaggio dell’Ue non è quello di Moscovici – ha ribadito il presidente dell’europarlamento – le istituzioni europee non devono interferire».
Parlando poi della proposta del 5 stelle Luigi Di Maio, di sfondare il tetto del 3% del deficit-Pil, definita da Moscovici «un controsenso assoluto», il forzista Tajani ha sottolineato «Non credo che lo sfondamento del deficit sia un dogma di fede, bisogna vedere: se serve per creare infrastrutture e sviluppo allora ben venga». (al)
L’Italia e la palude della produttività: tutto è cominciato con l’euro