L’ex presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha accettato con riserva l’incarico di provare a formare un nuovo governo. La notizia della convocazione al Quirinale era arrivata nella serata di ieri – martedì 2 febbraio – dopo il fallimento delle trattative tra i partiti che componevano la vecchia maggioranza.
«È un momento difficile», ha detto Draghi questa mattina, subito dopo il colloquio con il Presidente Mattarella. «La consapevolezza dell’emergenza richiede risposte all’altezza della situazione, ed è con questa speranza e con questo impegno che rispondo positivamente all’appello del Presidente della Repubblica».
Come da prassi, Draghi ha accettato l’incarico «con riserva», preannunciando un giro di consultazioni con le forze politiche per capire se riuscirà ad ottenere la fiducia in Parlamento.
«Vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale, offrire risposte ai problemi dei cittadini, rilanciare il paese, sono le sfide che ci confrontano», ha proseguito l’ex presidente della Bce. «Abbiamo a disposizione le risorse straordinarie dell’Unione Europea, abbiamo la possibilità di fare molto per il nostro paese, con uno sguardo attento al futuro delle giovani generazioni e al rafforzamento della coesione sociale».
L’apertura del Pd e l’incognita Movimento 5 Stelle
Nei prossimi giorni, Draghi darà il via alle consultazioni con i principali partiti e gruppi parlamentari, con cui si è detto «fiducioso» di riuscire a trovare una maggioranza. Eppure, stando alle dichiarazioni dei vari leader di partito, le trattative potrebbero rivelarsi più complesse del previsto.
Al momento, l’incognita più grande è rappresentata dal Movimento 5 Stelle, che tramite il capo politico Vito Crimi ha escluso il supporto al governo Draghi. Dalla sua parte anche l’ala più oltranzista del M5S, con Alessandro Di Battista che ha apostrofato l’ex presidente della Bce come “apostolo delle élite”. Non tutti però sono d’accordo con la linea del partito. Perciò, per far fronte alle tensioni interne e al rischio scissione, Crimi ha convocato un’assemblea congiunta dei deputati e senatori grillini.
Nel frattempo, sembra scontato il supporto del Partito Democratico, di Italia Viva e di altri gruppi parlamentari centristi, fra cui +Europa e Azione. In queste ore, il segretario del Pd Nicola Zingaretti è al lavoro per ricucire i rapporti con gli alleati della vecchia maggioranza, così da assicurare il supporto a Draghi e scongiurare il ritorno alle urne.
Anche il Centrodestra si divide
Segnali contrastanti arrivano anche dalle opposizioni. Il leader della Lega Matteo Salvini ha ribadito che «la strada maestra sono le elezioni», ma ha comunque concesso una piccola apertura a Draghi. «Se ci incontrerà andremo ad ascoltare, a proporre e a valutare. Non abbiamo pregiudizi», ha commentato il leader leghista. Più drastica la linea di Fratelli d’Italia, che insiste sulle elezioni anticipate e propone agli alleati di astenersi durante il voto in aula. Persino il voto favorevole di Forza Italia, che nelle scorse settimane aveva invocato l’ipotesi di un governo di larghe intese, non sembra più così scontato.
Nel discorso di ieri sera, il Presidente Sergio Mattarella è stato chiaro: le uniche due strade percorribili sono un governo non politico o le elezioni anticipate. Di conseguenza, se Draghi non riuscisse ad assicurarsi abbastanza voti per ottenere la fiducia, il ritorno alle urne diventerebbe lo scenario più plausibile.