Contatti tra Di Maio e Salvini, il M5S aspira alla Presidenza della Camera

A dieci giorni dal voto, nella serata di ieri c’è stato il primo contatto telefonico tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il leader del Movimento Cinque Stelle ha fatto subito sapere che nella conversazione si è parlato della Presidenza della Camera dei Deputati. Carica alla quale i pentastellati aspirano: «il M5S è la prima forza politica del Paese, che è riuscita a ottenere il 36% di voti alla Camera», ha ricordato Di Maio

L’intento del Movimento, una volta ottenuta la carica, sarebbe quello d’intraprendere immediatamente la battaglia per i vitalizi.

I due leader hanno reciprocamente riconosciuto il successo elettorale ottenuto alle elezioni del 4 marzo. E la scelta su chi saranno i successori dei due ex presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, così come la telefonata con Salvini, non hanno nulla a che fare con la formazione del prossimo Governo, ha precisato Di Maio.

Il Partito Democratico e Liberi e Uguali chiedono figure autorevoli e terze per rivestire le due cariche.

Intanto Silvio Berlusconi ha subito smentito una possibile apertura nei confronti del M5S: «Ho aperto la porta per cacciarli via». Agli occhi del leader dei pentastellati, il Cavaliere «è un uomo disperato. Sa che se si dovesse ritornare alle urne il Movimento raggiungerebbe il 40%». Per Di Maio un tale rischio lo spinge a fare accordi per convincere alcuni esponenti del M5S a passare al centro destra. «All’ex Premier diciamo subito che non siamo in vendita», ha concluso.

Ed è di questi giorni la notizia, secondo la quale la Corte dei Conti avrebbe aperto un’inchiesta sulla compravendita dei senatori che, sembra, portò l’ex parlamentare dell’Italia dei Valori De Gregorio al partito di Berlusconi, facendo cadere il Governo Prodi. L’organo di giustizia contabile starebbe ipotizzando un danno d’immagine per il Paese, tradotto in un aumento dello spread nello stesso periodo di 6 milioni di euro. Denaro che il leader di FI potrebbe essere costretto a pagare, nel caso di una decisione sfavorevole.

(chc)

 

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