Stamattina su Twitter Mario Calabresi ha annunciato il suo addio alla direzione di Repubblica che dirigeva da gennaio 2016, dopo 6 anni di direzione alla Stampa. Il direttore precisa che la scelta sia stata degli editori, e rivendica il suo ruolo nel lasciare un giornale con identità e posizioni chiare. Calabresi ha poi precisato di aver lasciato una situazione più sostenibile dal punto di vista economico, avendo arginato le perdite e diminuendo il calo delle vendite delle copie fisiche dal 14% al 7%.
Grazie a chi ci ha sostenuto nella battaglia per una stampa libera e non ipnotizzata dalla propaganda dei nuovi potenti. Abbiamo innovato tanto sulla carta e sul digitale e i conti sono in ordine. Grazie a tutti i colleghi a cui auguro di non perdere mai passione e curiosità (2/2
— mario calabresi (@mariocalabresi) February 5, 2019
Il deputato del PD Michele Anzaldi, membro della commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei sistemi radiotelevisivi, gli ha fatto gli auguri su Twitter. Nel ringraziarlo ha ricondiviso il suo secondo tweet sull’argomento, dove Calabresi ha ricordato il suo impegno per «una stampa libera e non ipnotizzata dalla propaganda dei nuovi potenti». Il quotidiano in effetti si è distinto per una linea ostile al governo gialloverde sin dal suo insediamento.
A sostituire Calabresi è Carlo Verdelli, che ha una vastissima esperienza nell’editoria cartacea ed è stato direttore della Gazzetta dello Sport, Vanity Fair e Sette, il magazine settimanale del Corriere della Sera. Il suo nome in passato era saltato fuori tra i possibili sostituti di Ferruccio De Bortoli, alla guida del Corriere della Sera nel 2015.
Quando un direttore viene licenziato la colpa non è mai sua bensì dell’editore che ha sbagliato ad assumerlo oppure ha sbagliato a cacciarlo. Ora Calabresi è orfano due volte.
— Vittorio Feltri (@vfeltri) February 5, 2019
Vittorio Feltri, che ha collegato la vicenda odierna alla storia del padre di Calabresi, ucciso da un commando nel 1972, nella stagione del terrorismo politico. Probabilmente Feltri cerca di continuare la linea di provocazioni a tutto campo che già ha caratterizzato i titoli di Libero delle settimane scorse. Qui però la polemica sembra abbastanza sterile e volta solo a creare scandalo, anche se Feltri ha larga esperienza come direttore di testate. Calabresi non ha comunque risposto alla polemica, che ha scatenato l’indignazione del pubblico di Twitter.