Astensionismo in Lombardia, Rolando: «Serve dibattito pubblico nelle sedi istituzionali»

«L’astensionismo è un trend che viene da lontano». E, come dimostrano i risultati delle Regionali dei giorni scorsi, il problema è tanto grave da meritare un «dibattito pubblico, nelle massime sedi istituzionali». Stefano Rolando, docente di “Comunicazione pubblica” presso l’Università IULM di Milano, grande esperto di vicende politiche, da decenni si occupa di analizzare tutte le dinamiche elettorali.

Professore, Bonaccini ha parlato di “vittoria dimezzata” della destra dovuta all’astensionismo. Lei è d’accordo?
Il candidato alla segreteria del Pd Stefano Bonaccini

Non è un discorso che si può fare solo per la destra, riguarda tutto l’arco della politica nazionale. La destra ha vinto perché Giorgia Meloni non voleva che queste elezioni aprissero conflitti nel quadro di governo.

Come si spiega questa scarsa affluenza alle urne in Lombardia?

Il trend viene da lontano. È come un missile a più stadi, cause concatenate con altre cause. Noi abbiamo un fenomeno ascendente di partecipazione alle elezioni che va dalla Costituente al 1976. Dalla metà degli anni Settanta si cominciano a incrinare i blocchi ideologici, che poi sono diventati blocchi sociali e conflittuali. Ora vi sono tre grandi aree di motivazione per l’astensionismo.

Quali sono?

La prima è tecnico-logistica: distanze, agevolazioni, difficoltà di movimento. La seconda riguarda il fenomeno sociale della crescita delle diseguaglianze, di fenomeni di povertà e disagio. Infine, la disaffezione alla politica: non c’è più dibattito politico.

E perché non c’è?

La negligenza dei partiti ha comportato la scomparsa di una parte di negatività di sistema. È rimasta ciò che possiamo definire “Democrazia è chi c’è”. Chi non c’è rimane in una nota marginale chiamata astensionismo.

In questo caso è più corretto parlare di disaffezione o disinteresse alla politica?

Direi che sono fratello e sorella rispetto a quello di cui stiamo parlando.

Dove si orienta il dibattito pubblico?

Si sta indirizzando verso il cosiddetto trending topic. Noi sappiamo che il tema vero è la povertà, ma in queste settimane si è parlato solo del Festival di Sanremo. E, in questo senso, si è formato una specie di pensiero unico che monopolizza l’opinione pubblica.

L’astensionismo in Lombardia è dovuto alla percezione che l’esito delle elezioni sarebbe stato scontato?

Assolutamente. Questo è uno dei fatti intrinsechi che determinano l’incremento dell’astensionismo.

Storicamente si è sempre pensato che l’astensionismo favorisse il centrosinistra. Perché in questo caso ciò non è valso?

In realtà pochi mesi fa abbiamo stimato che l’origine dell’astensionismo nel centrosinistra sarebbe arrivata al 75%. Quindi è il centrosinistra che è stato punito.

Come mai Pierfrancesco Majorino è andato così bene in molte città rispetto alle province?

Per capirlo è necessario conoscere il nostro territorio. La Lombardia profonda è conservatrice e non si fa incantare dalla notorietà e dai partiti. I connettivi sono più sociali che partitici. La partita si gioca più nella Lombardia profonda piuttosto che nei centri urbani. Ma la nostra regione non è solo Milano, Brescia e Bergamo.

Come mai Letizia Moratti in quasi nessun collegio è riuscita ad andare oltre il terzo posto?

Poteva essere un vero candidato di centro per la sua posizione sociale, per il suo garbo relazionale e per l’esperienza da sindaco e da ministro. Si è però trovata supportata dai due pseudo centristi che per ragioni di posizionamento sono in una fase di estremismo verbale. In sostanza si è trovata a essere un candidato moderato in un quadro che in questo momento è il meno moderato della politica italiana. E l’elettore la percepisce subito questa contraddizione.

I voti che ha intercettato Moratti provengono da Forza Italia?
Il candidato del Terzo Polo in Lombardia Letizia Moratti

Certamente. C’è anche un po’ di elettorato individuale che ha seguito una persona nota. Apparentemente lei è stata più strumento di un’area politica che voleva spaccare altri elettorati. In questo senso è stata molto penalizzata alle urne.

Ritiene che questa tendenza all’astensionismo andrà peggiorando? Oppure abbiamo già toccato il punto più basso?

Non voglio dare lezioni a nessuno. Consiglierei al Presidente della Repubblica di redigere una lettera alle Camere e di pronunciare un discorso agli italiani sull’astensionismo. Serve un dibattito pubblico aperto nel Parlamento e nel Paese.

Sgarbi sostiene che i partiti non candidano le loro prime fila alla guida delle regioni perché non le reputano importanti. Lei è d’accordo?
Il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi

Perché, queste prime file ci sono? Sono note?

 

Andrea Carrabino

Braidese per nascita, milanese per scelta. Laureato prima in Scienze Politiche e poi in Scienze del Governo. Amo la politica, ma non la vivrei. Juventino sfegatato e amante delle serie tv e del cinema. Toglietemi tutto, ma non The Office

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