Due mesi dopo l’avviso di garanzia e le perquisizioni, Paolo Arata, ex consulente della Lega per l’Energia ed ex deputato di Forza Italia, e il figlio Francesco sono stati arrestati per corruzione, autoriciclaggio e intestazione fittizia dei beni. Le accuse sono state mosse nei loro confronti dalla Procura di Palermo e dalla Dia di Trapani. Entrambi avrebbero rapporti d’affari e relazioni occulte con Vito Nicastri, il “re” dell’energia eolica vicino all’entourage del boss latitante Matteo Messina Denaro.
Gli Arata sono indagati da tempo per uno spregiudicato giro di mazzette alla Regione siciliana che coinvolge proprio lo stesso imprenditore trapanese Nicastri, tornato in carcere già ad aprile perché continuava a fare affari illeciti anche durante i domiciliari. Questa mattina in manette è finito anche suo figlio Manlio con le stesse accuse degli Arata. Ai domiciliari, invece, il dirigente Alberto Tinnirello, ex dipendente dell’assessorato regionale all’Energia. Mentre per abuso d’ufficio è indagato il presidente della commissione “Via” (Valutazione d’impatto ambientale) dell’assessorato regionale al Territorio, Alberto Fonte. La Dia sta infatti effettuando perquisizioni all’interno degli uffici. Infine otto società del gruppo Arata-Nicastri sono state sequestrate: si tratta di Solcara, Solgesta, Etnea, Bion, Ambra energia, Alquantara, Greta Wind e Intersolar.
«È emerso – affermano il procuratore aggiunto Paolo Guido e il sostituto Gianluca De Leo – che Arata ha portato in dote alle iniziative imprenditoriali con Nicastri gli attuali influenti contatti con esponenti del partito della Lega, effettivamente riscontrati e spesso sbandierati dall’Arata medesimo e di cui informava puntualmente Nicastri». Insomma, tutti al centro di un giro di tangenti che avrebbero favorito gli imprenditori nell’ottenimento di autorizzazioni per affari nell’eolico e nel biometano.
Immediate le reazioni da parte del mondo politico. «Il Movimento 5 Stelle deve continuare a denunciare il malaffare dilagante, reso possibile dalle relazioni pericolose dei partiti» ha scritto su Facebook Alessandro Di Battista, ricordando che uno dei figli di Arata è finito in carcere mentre l’altro ha ottenuto un contratto a Palazzo Chigi grazie a Giorgetti. «Non siamo noi a dover giudicare, ma la magistratura, anche se gli arresti dimostrano che su Armando Siri avevamo ragione e che il governo si è mosso nella direzione giusta – a intervenire è il sottosegretario M5S Stefano Buffagni -. Da corruzione e mafia è fondamentale prendere sempre le distanze».
Non sono mancate le parole del presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci: «Arata veniva in Regione per trovare complici e si trovava di fronte a fermi e inesorabili no. Voleva un impianto privato, noi invece abbiamo finanziato un impianto pubblico».