Agricoltura in Toscana: vendita diretta per sopravvivere alla crisi

“La gente deve pur mangiare”. Questo momento, che per molti è una pausa forzata, per il settore agricolo è una maratona. E il governo la supporta. “Il d.l. del 17 marzo ha stabilito che i parenti e gli affini fino al sesto grado di parentela possano collaborare all’impresa agricola familiare” spiega Consuelo Pieralli dell’azienda agricola il Mulino, a Firenze “questo ci aiuta perché in questo momento ci mancano dei nostri lavoratori extracomunitari bloccati in Marocco. Lavoriamo molto più di prima, non so quanto potremo reggere questi ritmi.”

Nel Mulino lavorano in 10 tra titolari e dipendenti in due appezzamenti per poco più di 10 ettari in zona Firenze sud. Producevano solo basilico, ma dopo la scorsa crisi economica hanno deciso di diversificare. Smerciano i loro prodotti (servono anche alcune mense dei bambini, ma in modo residuale) al mercato ortofrutticolo di Firenze nord, dove finisce il 70-80% della loro produzione. Servivano principalmente la ristorazione, e la crisi gli ha tolto il maggiore cliente. L’azienda allora ha deciso di potenziare la vendita diretta. “Prima con 20 clienti ero contenta e stavamo aperti 3 mattine a settimana, ora me ne arrivano 40 ogni giorno, faccio sei mattine e due pomeriggi di apertura, e non escludo di dover assumere un altro collaboratore” spiega Consuelo. E perché non consegnare a casa? “No, per motivi di logistica dovrei ricaricare troppo il prezzo, e già ora i clienti mi dicono che alla coop costa la metà. Ma quando assaggiano la frutta poi ritornano. E ora già mi chiedono quando arriveranno le prime zucchine. Zucchine “vere”, perché non si può avere tutta la frutta tutto l’anno” Chissà se le persone si ricordano ancora le stagioni naturali di frutta e verdura. “Specialmente quelli più anziani riscoprono i sapori di un tempo. Se glielo spieghi lo capiscono: non siamo una fabbrica

La vendita diretta, in un momento come questo in cui la produzione agricola è scarsa perché finiscono i prodotti invernali mentre i nuovi non sono ancora pronti, riesce a smaltire quello che resta delle mancate vendite ai ristoranti. Ma non è così per tutti, come ci spiega Lapo Baldini, direttore del Cia Toscana centro (Firenze Prato Pistoia). La Confederazione agricoltori italiani ha 900.000 associati in tutta Italia ed è l’equivalente della Coldiretti (che di iscritti ne ha 1 milione e mezzo) per i piccoli coltivatori di centrosinistra.

Nel settore agricolo non c’è un boom di ricavi. Alcuni hanno perso tutto, come gli agriturismi. “All’inizio c’era la prospettiva di usarne i posti letto per le persone in quarantena, ma è andata in fumo” dice Baldini. Altri hanno perso non tutto, ma quasi. I floricoltori, oltre ad avere tonnellate di invenduto, visto che i fiorai hanno chiuso, di funerali non se ne celebrano più, e nei supermercati i fiori sono quasi tutti olandesi. hanno dovuto sostenere un grosso costo per smaltirlo. Per i vivaisti non va tanto meglio anche se molte loro colture durano anni. Un mese senza vendite pesa lo stesso, così come restano i costi per mantenere vive le piante. Ma di lati positivi ce ne sono. Il vino per la grande distribuzione ha segnato un aumento del 20%, anche se il settore ha subito il contraccolpo della chiusura di enoteche e ristoranti che ha depresso i vini di pregio. Ma il vino almeno non ha il problema di un breve deperimento.

Ma la vendita diretta e la sottostante sfida alla grande distribuzione sono possibili? “Qualcuno si sta attrezzando, ma per adesso più che altro è un mezzo per contenere le perdite. Il prezzo del grano è andato alle stelle, mai visto niente del genere negli ultimi 20 anni” spiega Baldini, “da 16 euro al quintale siamo passati a 28. Ma sono soldi che vanno ai commercianti di grano o ai grandi pastifici, i piccoli agricoltori avevano già venduto tutto a dicembre. Ma il prezzo dovrebbe tenere, speriamo nella prossima semina” ma il governo sta facendo abbastanza “Si è mosso in modo ordinato. Ha dato un bonus 600 euro per i coltivatori diretti e per i dipendenti, consentito il ricorso alla cassa integrazione sia ordinaria che in deroga e, con l’ultimo decreto, a finanziamenti a interessi zero. I finanziamenti sono fondamentali in questo momento. Per frutticoltura, viticoltura e olivicoltura è il momento delle potature, dei terrazzamenti antiparassitari, dei diserbi…” Il ciclo della terra delle congiunture economiche se ne frega.

Lucio Valentini

29 anni, giornalista praticante presso il master Iulm. Laurea triennale in Economia, magistrale in Scienze politiche. Stage al Sussidiario.net, con cui saltuariamente collaboro. Mi occupo di economia, politica, musica in particolare di elettronica e rap.

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