Così famoso da aver avuto diversi cameo sul grande schermo: chi non ricorda la prostituta Vivian alias Julia Roberts che canticchia Kiss immersa nelle bolle della vasca da bagno della lussuosa stanza del miliardario Edward– Richard Gere in Pretty Woman? O ancora l’adolescente Vic, interpretata dall’eterna ragazzina Sophie Marceau, che balla sulle note di Reality nella scena più famosa de Il tempo delle mele? Stiamo parlando del walkman, la scatoletta tecnologica che cambiò per sempre il modo di ascoltare la musica, e dei suoi primi 40 anni.
Il primo esemplare venne infatti lanciato da Sony il 1 luglio 1979 con l’obiettivo di riprendersi da un grosso flop di qualche anno prima. Contrariamente alle aspettative della casa di produzione, il lancio fu un successo immediato: a due mesi dall’uscita il numero degli esemplari venduti superava la cifra record di 50 mila unità. Venduto al prezzo di lancio di 39 mila yen – all’incirca 150 dollari americani – venne commercializzato con diversi nomi, come Soundabout negli Usa o Stowaway in Gran Bretagna. Qualche anno dopo il nome fu omologato in “walkman”, divenuto poi marchio registrato.
Il nome del brand divenne di uso così comune che nel 1986 entrò nell’Oxford Dictionary come neologismo derivante dalle parole man e walk. L’unione di questi due termini non indicava altro che l’idea di fondo dell’invenzione che avrebbe per sempre cambiato il rapporto con la musica: l’ascolto in libertà. Qualcosa che stiamo vivendo nuovamente oggi nel panorama televisivo con l’arrivo di piattaforme come Netflix e Amazon Prime Video.
Ma come tutte le grandi invenzioni ha da subito incontrato dei detrattori: nel 1984 il sociologo Shuhei Hosokawa arrivò a sostenere che il “walkman effect” era in grado di modificare l’ambiente urbano e l’interazione tra le persone. Ancora una volta niente di troppo diverso rispetto alle critiche che vengono oggi mosse ai social network.
L’avvento della scatoletta musicale segnò anche la nascita del mito del Giappone come produttore di tecnologia di alto livello. Un’idea che venne confermata quindici anni più tardi con l’avvento della PlayStation nel 1994. Il caro vecchio walkman, che fece la fortuna della casa nipponica, venne mandato in pensione nel 2010, quando ormai era alle porte il fenomeno dello streaming musicale.