Se è vero che le nuove generazioni sono meno interessate all’acquisto dei giornali, lo stesso non si può dire del loro livello di informazione. Nonostante la carta, e in generale la stampa tradizionale, stia vivendo un periodo complicato, il giornalismo di oggi conta un numero sempre crescente di opportunità che i giovani hanno accolto con partecipazione. Allo scadere del decennio che è stato dominato dall’avanzata dei social media e della nascita di nuove pratiche giornalistiche a questi connesse, molti prevedono già il futuro della professione: il podcast. Uno strumento che ha avuto una crescita esponenziale in diversi mercati e che si sta affermando anche in Italia.
Per podcast si definisce un contenuto audio inedito reso disponibile in rete, identificato da un codice che lo rende scaricabile e riproducibile in un secondo momento. I podcast si differenziano dai Catch-up content, contenuti audio già trasmessi via etere, in genere dalle stazioni radio, che possono essere consumati in modalità differita. È necessario sottolineare che è proprio dalle radio che i podcast hanno mosso i primi passi, nel momento in cui queste hanno iniziato a rendere disponibili i loro programmi su siti e app.
Il fenomeno è esploso negli Stati Uniti nel 2014 con Serial – che racconta in forma narrativa la vicenda reale dell’omicidio nel 1999 di Hae Min Lee, una studentessa di un liceo di Baltimora – e da quel momento il suo mercato ha registrato una crescita costante. Già nel 2017 in America gli ascoltatori abituali di programmi podcast erano 63 milioni, il 40% della popolazione. Un pubblico così numeroso che ha attirato in questo business anche alcune star di Hollywood come Will Ferrel, Julia Roberts e Gwyneth Paltrow.
Il podcast è sbarcato di recente anche in Italia. Stando ai dati rilevati da Nielsen, gli ascoltatori della penisola negli ultimi quattro anni sono più che triplicati: nel 2015 erano 850mila, ora sono 2,7 milioni. Sono particolarmente amati da giovani e giovanissimi, con un trend ascendente nella fascia che va dai 18 ai 25 anni. E anche in questo caso personalità note al grande pubblico, come Carlo Cracco e Claudio Bisio, si sono rivolte all’universo del podcast.
I grandi player di questo nuovo strumento di comunicazione sono due. In primo luogo Audible, creato nel 1995 e poi acquistato da Amazon, mentre il secondo è Storytel, una piattaforma svedese approdata da poco in Italia. Entrambi sono seguiti da Spotify, il colosso dello streaming musicale, e da due colossi come Apple e Google. In Italia un esempio fortunato è quello di Spreaker.
Fare business con i podcast è possibile. Lo dimostra il New York Times che guadagna 700 milioni di dollari solo con le inchieste in digitale e i contenuti audio, investendo moltissimo sullo storytelling. Il fatto che il più autorevole quotidiano al mondo creda molto nei podcast è testimoniato dal fatto che è stata creata una apposita redazione per la produzione di questo tipo di contenuti. Si tratta di The Daily, podcast giornaliero realizzato da 20 giornalisti professionisti e ascoltato ogni giorno da circa un milione di persone.
In Italia l’esempio del New York Times è stato ripreso dalle testate giornalistiche più importanti. La prima che ha diffuso contenuti podcast è stata La Repubblica con Veleno, che racconta una storia sparita dalle cronache dei giornali, mentre la prima a produrne di propri è stata La Stampa con Podlast, una piattaforma ideata dallo stesso quotidiano torinese. Anche il Corriere della Sera ha deciso di esplorare questa novità con Solferino28, una serie di dieci puntate che raccontano l’attualità prendendo spunto da un significativo evento storico, distribuito da Storytell e disponibile per gli abbonati di Corriere Naviga+ e Corriere Tutto+. Un esempio di quotidiano online che si è dedicato alla produzione di podcast è Il Post, la cui redazione realizza Postcast in collaborazione con PianoP, un progetto che merita una menzione speciale in quanto condotto da giornalisti che hanno creduto in questo nuovo strumento. PianoP è stata infatti la prima piattaforma di podcast giornalistici in italiano, prodotti ricercando la stessa accuratezza, la stessa professionalità e la stessa attendibilità che ha contraddistinto il lavoro sulla carta stampata e sul web dei professionisti coinvolti.
Negli Stati Uniti il mercato della pubblicità si è progressivamente interessato ai podcast e gli investimenti in questo canale raggiungono cifre rilevanti. Per questo motivo anche editori, concessionarie e inserzionisti italiani si stanno dotando della propria digital audio strategy con cui sfruttare le opportunità che si aprono dinnanzi a loro. Il mercato, infatti, si sta spostando sempre di più verso una fruizione di contenuti più veloce e immediata e il podcast sembra la risposta momentaneamente più efficace a questa esigenza.
di Andrea Bonafede e Martina Soligo