Foorban è il primo ristorante digitale di Milano. Sostenibilità, sprechi di cibo al minimo e piatti creativi e di qualità: sono questi gli ingredienti della startup milanese nata nel 2016. L’idea nasce dal bisogno di trovare un pasto sano quando si ha poco tempo a disposizione prima di tornare a lavoro. La ricetta del successo? Dati, competenze e passione. Food ma anche benessere. Tutto questo è Foorban. Stefano Cavaleri, uno dei tre fondatori insieme a Marco Mottolese e Riccardo Pozzoli, ci racconta il loro percorso, dagli inizi fino allo sviluppo con le aziende.
Da dove nasce quest’idea così alternativa alla ristorazione classica?
L’idea di Foorban nasce da un problema che noi stessi ideatori avevamo in comune: quello della pausa pranzo. Io lavoravo in una grande azienda e con poco tempo a disposizione non trovavo piatti di qualità, che potessero essere l’ideale per un pranzo veloce.
Il progetto è cresciuto tanto negli anni e ora ha il sostegno di aziende importanti come Amazon. Come si è sviluppato il percorso della startup e da dove nasce la collaborazione con grandi imprese?
Passare dal consumatore finale alle aziende è stato un percorso naturale. I dipendenti di Amazon erano nostri clienti e hanno portato questa richiesta dal basso verso l’alto. La compagnia ci ha scelto dunque come ristorazione interna aziendale. Abbiamo creato questo format molto snello, che occupa poco spazio. Le aziende stanno dismettendo progressivamente quelle che erano le vecchie mense, che occupavano tanto spazio e avevano bisogno di molta burocrazia. Tutti i nuovi building eliminano le cucine e diminuiscono lo spazio. Lì arriviamo noi: le nostre cucine non sono in loco ma fuori. Cerchiamo di creare uno spazio piccolo, ma piacevole, che il dipendente può vivere. Organizziamo spesso anche corsi con chef e nutrizionisti per convincere i dipendenti che mangiare bene permette di vivere meglio.
Come riuscite a gestire un servizio di consegna rapido e al tempo stesso attento all’ambiente?
Da sempre il fattore sostenibilità è centrale per noi. Dai nostri rider fino alle collaborazioni con partner come Banco Alimentare o Food For Soul. Un altro esempio può essere la nostra iniziativa del Green Friday: l’ultimo venerdì del mese passiamo a ritirare i sacchetti che consegniamo. Per ogni sacchetto diamo ai nostri clienti un buono di 1 euro da spendere con Foorban.
#GREENFRIDAY Hai accumulato un bel po’ di sacchetti Foorban? Questo venerdì passiamo da te a ritirarli. Ordina il pranzo entro giovedì per ricevere il link di prenotazione e ti accreditiamo 1€ per ogni sacchetto restituito! pic.twitter.com/rPdwfGG4bo
— Foorban (@Foorban) January 28, 2019
A Milano ormai Foorban è una realtà molto affermata. Avete pensato di trasferire il servizio anche in altre città italiane?
Siamo da un mese a Roma all’interno degli uffici di PwC Italia. Siamo nati come delivery integrato, occupandoci direttamente di produzione, ma oggi cooperiamo sempre di più con le aziende. Abbiamo sviluppato uno store fisico all’interno di due aziende di Milano, Amazon e una grande multinazionale dell’energia. Da poco abbiamo portato lo stesso format a Roma. Dal 2022 pensiamo di andare all’estero soprattutto consolidando i rapporti con le imprese con cui abbiamo già consolidato una partnership.
I vostri piatti sono un mix di creatività, qualità e stagionalità. Come riuscite ad abbinare tutto questo diminuendo al minimo gli sprechi di cibo?
La risposta è molto pratica e semplice: dati e tecnologia. Siamo una Digital Native Brand nata online. I numeri ci hanno sempre guidati nelle scelte. Al momento ci sono due persone che si occupano di business intelligence: analizzare la domanda e la richiesta in base a una serie di fattori. L’analisi continua dei dati ci aiuta a controllare gli sprechi.
In passato avevate esteso il servizio anche a cena.
Per sei mesi abbiamo reso disponibile il servizio anche a cena ma non ha avuto lo stesso successo riscontrato nelle ore del pranzo. È stata la più grande lezione: fare un passo alla volta. La gente tende a mangiare a cena qualcosa di più gustoso, una pizza, un hamburger. Noi non volevamo snaturarci e abbiamo preferito rimanere sulla nostra linea, focalizzandoci sulla pausa pranzo.
Il nuovo decreto salva-imprese del governo prevede ad esempio l’abolizione del cottimo. I rider non potranno più essere pagati per il numero di consegne effettuate ma il loro lavoro dovrà essere circoscritto in un contratto. Come tutelate la sicurezza dei vostri fattorini?
Sono d’accordo con tutte le nuove misure. Noi non abbiamo mai usato il cottimo come retribuzione. È una cosa che appartiene al passato. Tutte le nuove norme del decreto sono state applicate. Penso che siano regole necessarie. Abbiamo fornito un caschetto ai nostri rider e già fornivamo ai nostri dipendenti una copertura assicurativa. Gli offriamo anche il pranzo e alcuni di loro sono cresciuti all’interno della struttura assumendo ruoli di gestione della flotta o delle operations.
Le richieste arrivano anche da studenti universitari? Oppure il punto di forza di Foorban rimangono le pause pranzo aziendali?
A livello universitario facciamo qualche consegna. Ovviamente non sono come le aziende o gli studi di avvocati, dove abbiamo una grande forza. Lo studente universitario è molto sensibile al prezzo. Noi abbiamo un rapporto qualità-prezzo molto buono però le università tendono a fornire servizi come la mensa o i bar con varie convenzioni riservate agli iscritti.
In una città sempre di corsa come Milano, la vostra idea può essere uno spunto per i punti di ristoro che vogliono ampliare i loro guadagni? Quali consigli daresti a chi vuole avviare una startup di successo?
Il nostro modello di ristorazione è sicuramente innovativo, ma altrettanto complesso. Un cuoco che cucina da 30 anni farebbe fatica a raccogliere i frutti subito buttandosi sul digital. Bisogna sempre avere tutte le competenze necessarie per una nuova attività. Nel nostro caso siamo stati bravi ad abbinare quelle riguardo il food e il digital. Inoltre occorre una visione chiara del mercato di riferimento e progetti ambiziosi.
Pollo, riso, verdura, salsa verde et voilà! Il piatto sano è completo! Dopo un buon pranzo goditi la giornata di sole facendo due passi ☀️ pic.twitter.com/aKs48GaC0C
— Foorban (@Foorban) 15 aprile 2019
Spesso si parla di sostenibilità legata al cibo. Come riuscite a controllare la qualità dei vostri prodotti?
Noi cambiamo menù settimanalmente. Siamo obbligati a usare il prodotto di stagione, che spesso è anche quello più economico. La continua variazione della lista cibi e bevante ci obbliga a seguire la stagionalità e la qualità del prodotto. Con Food for soul, associazione no profit fondata dallo Chef Massimo Bottura e Lara Gilmore, usiamo prodotti poveri con i quali riusciamo a realizzare piatti elaborati. Molto interessante in questo senso è il libro di Bottura, Bread is gold- il pane è oro. La sostenibilità passa da tante iniziative sia interne che esterne. Abbiamo regalato il libro anche ai nostri maggiori clienti e dipendenti.
Avete qualche idea innovativa per la crescita futura?
Sono tante le cose su cui stiamo lavorando. Partendo da un piccolo redesign degli store fisici che cercheremo di rendere più freschi e innovativi. Oggi serviamo bene il singolo e le grandi aziende. Proprio per questo stiamo preparando un’offerta specifica per le piccole e medie realtà. Vogliamo andare oltre il food. Foorban è buon cibo ma anche benessere. Stiamo collaborando anche con nutrizionisti e psicologi per lavorare sull’educazione dei dipendenti al benessere e al buon cibo, cosa che ci viene sempre più richiesta dalle aziende.