Digital Service Act, chi coinvolge e come proteggerà gli europei online

Lo scorso 16 novembre 2022 è entrato in vigore il Digital service act (DSA), la normativa europea che garantirà più sicurezza agli utenti delle piattaforme online. La legge, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 27 ottobre 2022, e sarà direttamente applicabile in tutta l’Ue a partire dal 1 gennaio 2024. Ma già da quest’anno si potranno osservare le prime conseguenze.

Ma come siamo arrivati a questo, e perché gli utenti europei hanno bisogno di maggiore protezione online?

La Timeline fino a oggi

La prima volta in cui si è sentito parlare di DSA, è stato il 15 dicembre 2020. In quella data è avvenuta la pubblicazione della proposta di legge da parte della Commissione europea. Ma sono dovuti passare ben due anni per un accordo politico intorno al pacchetto di normative legato al DSA.

Come già accennato, il 16 novembre 2022 la legge è ufficialmente entrata in vigore. Al 17 febbraio 2023 è stato fissato per le piattaforme online il limite per la pubblicazione del numero di utenti attivi mensili. La cifra esatta è necessaria per distinguere quelli che vengono definiti come siti e motori di ricerca di grandi dimensioni. Secondo il DSA, se gli utenti mensili sono 45 milioni o più – pari cioè al 10% della popolazione dell’Unione europea – le grandi piattaforme avranno, a partire dal 25 aprile 2023, 4 mesi per ottemperare agli obblighi del Digital Service Act.

I prossimi passi

L’iter legislativo del DSA non si ferma qui. Gli Stati membri dell’UE dovranno nominare i coordinatori dei servizi digitali entro il 17 febbraio 2024, ovvero la data in cui il Digital Service Act entrerà in vigore anche per le piattaforme con meno di 45 milioni di utenti mensili.

I membri della Commissione europea. Al centro Ursula Von der Layen

Inoltre, entro il 25 agosto 2023, vale a dire a quattro mesi esatti dall’annuncio della Commissione europea, le grandi aziende incluse nella lista dovranno ottemperare a tutta una serie di obblighi. Tra questi spiccano l’esecuzione e la fornitura alla Commissione della prima valutazione annuale dei rischi, oltre a varie modifiche volte a garantire maggiore sicurezza per gli utenti in rete.

Le Big Tech coinvolte e i costi

Le piattaforme con più di 45 milioni di utenti mensili in Europa per il momento sono: Alibaba AliExpress; Amazon Marketplace; Apple AppStore; Booking.com; Facebook; Google Play; Google Maps; Google Shopping; Instagram; LinkedIn; Pinterest; Snapchat; TikTok; Twitter; Wikipedia; YouTube; Zalando. Invece si contano solo due motori di ricerca con un traffico sufficiente: Bing e Google Research.

Il limite di dimensioni per le Big Tech è solo provvisorio. Entro il 17 febbraio 2024 anche le piattaforme con meno di 45 milioni di utenti attivi dovranno rispettare le norme previste dal Digital Service Act.

La buona notizia per i cittadini europei è che le spese di controllo per l’applicazione del Digital Service Act saranno completamente a carico delle Big Tech. La prima tassa dovrebbe essere riscossa già a partire dall’autunno del 2023.

La protezione degli utenti europei

Secondo il DSA, le grandi piattaforme saranno obbligate a riprogettare i loro servizi, comprese le interfacce e i metodi di profilazione. Inoltre piattaforme e motori di ricerca dovranno adottare misure per affrontare i rischi legati alla diffusione di contenuti illegali online, e mitigare gli effetti negativi sulla libertà di espressione e d’informazione.

I termini e condizioni d’uso andranno modificati. Dovranno essere chiari e applicabili in modo imparziale, disponendo di metodi per gli utenti di segnalare i contenuti illegali e agire rapidamente in base alle notifiche. Il Digital Service Act obbligherà le piattaforme coinvolte a etichettare gli annunci, informando gli utenti su chi li sta promuovendo.

La copertina del documento della Commissione europea sul DSA

Prevista anche una maggiore tutela dei minori. Le piattaforme coinvolte dovranno infatti riprogettare i propri sistemi per garantire un elevato livello di privacy, sicurezza e incolumità dei minori. Vietata la pubblicità mirata basata sulla profilazione verso i bambini. Sono previste valutazioni speciali del rischio, compresi gli effetti negativi sulla salute mentale, che dovranno essere fornite alla Commissione entro quattro mesi e rese pubbliche entro un anno dalla consegna.

Ivan Torneo

Giornalista praticante. Siciliano trapiantato a Milano. Motivato, eclettico, curioso. Laurea Magistrale in Scienze Cognitive e Teorie della Comunicazione. Il mio obiettivo è il giornalismo televisivo, la mia motivazione incrollabile.

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