Un nuovo caso di violazione della privacy nell’utilizzo di internet che riguarda i giganti del web. In questo caso è l’applicazione di messaggistica istantanea WhatsApp a essere al centro della bufera. Un nuovo virus che si diffonde attraverso le chiamate vocali è stato diffuso a inizio maggio, ed è in grado di prendere il controllo di tutti i dati privati degli utenti WhatsApp, anche in caso questi non aprano il vocale. Si tratta quindi di un virus particolarmente aggressivo che segnala una grave falla nel sistema di sicurezza dell’applicazione, che infatti ha invitato tutti ad aggiornare la versione presente nel proprio smartphone per evitare di essere infettati dal virus.
Il virus nello specifico è uno spyware e secondo il Financial Times è stato sviluppato da una società israeliana, la NSO Group, che spesso fornisce ai governi i mezzi logistici per spiare i propri cittadini sui social network. la società però ha subito smentito di usare la tecnologia da loro sviluppata per delle finalità esterne, in quanto questa tecnologia è venduta esclusivamente a forze dell’ordine e società di intelligence. La falla interna a WhatsApp è stata scoperta mentre il team di ricerca della App stava applicando dei miglioramenti alla sicurezza delle chiamate vocali.
Questo mentre pochi giorni fa il Garante per la protezione dei dati personali ha decretato che il passaggio di dati tra WhatsApp e Facebook potrebbe essere illegittimo. Questo passaggio di dati era stato reso possibile da una modificazione della normativa della privacy del 2016 che consentiva a Facebook di acquisire una serie di dati dei singoli profili WhatsApp, attraverso una impostazione già preselezionata che recitava: «Condividi le informazioni del mio account WhatsApp con Facebook per migliorare le mie esperienze con le inserzioni e i prodotti di Facebook. Le tue chat e il tuo numero di telefono non verranno condivisi su Facebook a prescindere da questa impostazione». Secondo il Garante WhatsApp ha acquisito il consenso per prodotti e inserzioni pubblicitario in modo non conforme alla legge.
Il caso però più eclatante riguardante WhatsApp erano state senza dubbio le esternazioni dell’ex capo e fondatore della compagnia, Brian Acton. Uomo da sempre dietro le quinte, a un anno dalla vendita dell’applicazione di messaggistica a Facebook per 19 miliardi di dollari, rilasciò un’intervista al vetriolo a Forbes. Infatti sostanzialmente dichiarò di aver venduto a Facebook, insieme alla sua società, anche i dati dei suoi utenti, e di non essere per nulla soddisfatto della qualità del prodotto che era calante mentre tutto spingeva sui ricavi. Erano i giorni in cui scoppiava il caso Cambridge Analytica, e Acton adottò l’hashtag #deletefacebook e si espresse in modo negativo su Mark Zuckenberg, col quale i rapporti erano pessimi.