Andatura leggera, aria attenta e un sorriso sul volto. Le sue espressioni di stupore,
mentre interpretava l’incontro tra il presidente statunitense Donald Trump e il capo
dello Stato italiano Sergio Mattarella, sono diventate virali. Il meme che è circolato sul
suo sguardo stupito ha generato 22 milioni di clic nel mondo. Eppure, lo scorso 16
ottobre, nello studio ovale Elisabetta Savigni Ullmann ammette di non aver avuto
quella reazione per i discorsi pronunciati dal leader della Casa Bianca e, in un’intervista
esclusiva a MasterX, punta il dito contro le fake news.
«Quel meme è stato manipolato perché hanno preso le espressioni del mio viso
mentre cercavo di capire quello che diceva un giornalista nello studio ovale tre ore
prima della conferenza stampa». Ammette di essere stata perplessa perché il quesito
del cronista non era pertinente agli argomenti del dibattito. Sommersa dal brusio delle
telecamere e dei clic delle macchine fotografiche, voleva assicurarsi di aver capito
correttamente quella domanda: «Hanno preso quell’espressione e hanno fanno il
sound bite di ciò che il Presidente ha detto tre ore più tardi alla conferenza stampa,
non nello studio ovale».
Il video integrale pubblicato sul sito della Casa Bianca conferma che le espressioni di
Ullmann, mentre parlava il Presidente, erano neutrali. «Capisco che sia stato
divertente, ma immaginate, se fosse stato vero io non avrei più lavorato alla Casa
Bianca». Così Ullmann continua a spiegare, soffermandosi sul fatto che nelle ore
successive all’accaduto si è rivolta al capo interprete mostrandogli il video integrale.
«Hanno capito benissimo che non era vero – sottolinea e aggiunge – anzi sono già
tornata alla Casa Bianca tre o quattro volte».
Multiculturalità, diplomazia e intelligenza artificiale. Al centro dell’incontro, tenutosi
all’Università IULM di Milano, l’interprete italiana ha detto che il ruolo del traduttore
può essere sostituito dalle macchine. «Stanno facendo dei progressi molto rapidi nella
traduzione scritta e sono sicura che questo avverrà in breve tempo», sostiene Ullmann.
Lo stesso discorso non vale però per l’interpretazione orale. «Ammettiamo che un
giorno ci sia un avatar che riesca a leggere le espressioni del volto, mancherebbe il
rapporto fiduciario». Con le fake news tutto può essere manipolato, quindi «chi si
fiderebbe a quel livello dell’intelligenza artificiale?». Secondo Ullmann, il linguaggio fa
parte di una comunicazione quasi osmotica: entrano in gioco empatia e ironia. Dunque
«noi interpreti possiamo dormire sogni tranquilli».
Dal 1998, Savigni Ullmann è l’interprete italiana anche per il Presidente degli Stati Uniti
d’America. In piedi, su poltrone, a banchetti e riunioni istituzionali, Savigni ha
affiancato Clinton, Bush, Obama e Trump. «Bush è una persona molto cordiale,
affettuosa. Aveva piena fiducia in me», commenta l’interprete. Anche se, ammette che
il momento migliore lo ha vissuto con Barack Obama: «È andato al di là del rapporto
tra interprete e presidente, mi faceva tante domande e voleva sapere il mio punto di
vista anche su diverse situazioni». Prima di approdare negli States, Ullmann ha
frequentato la scuola di interprete “Carlo Bo” di Firenze e ha iniziato a lavorare in tutto
il mondo seguendo il marito di nazionalità svizzera. Nella sua carriera, tra le numerose
collaborazioni, si distingue quella per la missione italiana alle Nazioni Unite.
Attualmente, insegna all’Università del Maryland e parla oltre all’inglese, francese e
spagnolo e ha qualche nozione di tedesco, arabo e russo. Eppure, l’amore per la sua terra è ancora intenso. Nata in provincia di Livorno, ammette di avere rapporti strettissimi con l’Italia. Di fatto, va in Toscana due mesi all’anno: «Ci tengo alle mie origini e in casa mia c’è una regola: con le mie figlie parlo solo italiano perché la cultura va difesa».