«Il Congresso ha espressamente autorizzato la pena di morte attraverso la legislazione adottata dai rappresentanti del popolo in entrambe le camere del Congresso e firmata dal presidente». È con un comunicato ufficiale del ministro della Giustizia William Barr che gli Stati Uniti hanno ufficialmente annunciato la ripresa delle esecuzioni capitali nel proprio sistema di giustizia federale. Nulla cambierà per le singole legislazioni dei cinquanta Stati membri, che hanno piena facoltà di scegliere se adottare o meno la pena di morte; la decisione riguarderà soltanto le sentenze emesse dai tribunali federali. Sebbene infatti l’ultima esecuzione disposta da questi ultimi risalga al 2003 – quella di un veterano della Guerra Golfo per l’omicidio di una giovane soldatessa – la pena di morte non è mai stata eliminata dall’ordinamento nazionale. Semplicemente, le sentenze che negli ultimi quindici anni ne hanno previsto l’utilizzo non sono state applicate per via di una moratoria informale. Proprio quella che l’amministrazione Trump ha ora, di fatto, abrogato. Così, a sancire la ripresa della pratica saranno cinque iniezioni letali che, alla luce dell’avvenuta approvazione di un nuovo protocollo, avranno luogo tra il 9 dicembre 2019 e il 15 gennaio 2020 nel penitenziario di Terre Haute, in Indiana. Forse le prime di una lunga serie. Secondo il Death Penalty Information Center, infatti, sarebbero 62 le persone condannate a morte dai tribunali federali che restano in attesa di esecuzione.
Just in: Attorney General William Barr has ordered the federal government to resume executions after nearly two decades.
via @TheJusticeDept https://t.co/0yI2nZ4Od3 pic.twitter.com/0VIN63ajoR
— The Marshall Project (@MarshallProj) July 25, 2019
Proprio nei giorni in cui diversi candidati alle primarie democratiche stanno confermando di voler abolire la pena capitale, la svolta ha causato il prevedibile malcontento dell’elettorato progressista. Eppure, stando alle rilevazioni di Gallup, la maggior parte degli statunitensi (56%) si dichiara a suo favore. Un numero, però, ben più basso rispetto all’80% registrato venticinque anni fa.
Ad oggi, gli Stati dell’Unione che non prevedono esecuzioni capitali sono 21, più il District of Columbia: Alaska, Connecticut, Delaware, Hawaii, Illinois , Iowa, Maine, Maryland, Massachusetts, Michigan, Minnesota, New Jersey, New Mexico, New York, North Dakota, Rhode Island, Vermont, Washington, West Virginia, Wisconsin e, appena il 30 maggio scorso, il New Hampshire. (AV)