Ungheria, chiude l’Università Liberal di George Soros

Il premier ungherese Viktor Orbán ha costretto la Central European University, l’università liberal di George Soros, a lasciare a Budapest, non rinnovandone la licenza. Lo ha reso ufficiale il 4 dicembre il rettore Michael Ignatieff. «Avvenimento senza precedenti. Un’istituzione americana è stata mandata via da un Paese che è alleato nella Nato. E’ stata una giornata nera per la libertà accademica» ha inoltre aggiunto. A Budapest rimarrà l’infrastruttura, ma, da gennaio 2019, l’80% dei corsi, ovvero tutti quelli che procurano solo titoli di studio americani, saranno trasferiti a Vienna.

La Ceu, inaugurata a Budapest nel 1991, nei piani di Soros era destinata a formare una nuova élite europea, democratizzata, colta e internazionalizzata. Un’occasione di riscossa per i giovani nati in Ungheria, il paese natale del filantropo, che da più di 60 anni vive in America. Dal 2010, però, Soros si è ripetutamente scontrato con Orbán, sostenitore di una politica sovranista e xenofoba, che nel settembre di quest’anno gli è costata le sanzioni dell’Ue dopo la legge anti-immigrazione, denominata legge anti-Soros. Tale legge punisce le organizzazioni che aiutano l’accoglienza.

Nella sua campagna di rielezione ad aprile di quest’anno, il premier ungherese ha infatti cercato di demonizzare il finanziere nei riguardi dell’opinione pubblica, sostenendo che Soros stesse segretamente complottando per inviare milioni di immigrati in Ungheria. “Orbán tenta di ristabilire la finta democrazia che ha prevalso nel paese nel periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale” lo ha accusato il filantropo.  Il primo ministro non è certo l’unico leader sovranista che non vede di buon occhio il progetto filantropico di apertura e internazionalizzazione di Soros.

Ma come si forma una figura così eclettica? Investitore, gestore di fondi speculativi, autore, giornalista e filantropo. George Soros è nato nel 1930, a Budapest, da genitori ebrei di classe media. Lui e la sua famiglia riuscirono a sopravvivere all’invasione nazista in Ungheria e lasciarono il paese natale solo in seguito, nel 1947, soffocati dal clima del comunismo. Emigrarono nel Regno Unito, dove Soros frequentò la London School of Economics e conobbe il filosofo austriaco Karl Popper, i cui scritti lo influenzarono in maniera fondamentale. Nel 1956, si trasferì a New York per perseguire una carriera nel settore finanziario. Dopo aver trascorso oltre un decennio lavorando in varie posizioni di Wall Street, alla fine degli anni ’60, fondò uno dei fondi speculativi di maggiore successo di tutti i tempi, il Quantum Fund.

Oggi Soros è uno degli uomini più ricchi del mondo e uno dei filantropi politicamente più influenti degli Stati Uniti.  Il pensiero e la carriera filantropica del finanziere sono organizzati intorno all’idea di “società aperta”, un termine sviluppato e divulgato da Popper nei suoi scritti. Secondo il filosofo austriaco, le società aperte garantiscono e proteggono lo scambio razionale, mentre quelle chiuse costringono i cittadini a sottomettersi all’autorità, indipendentemente dal fatto che essa sia religiosa, politica o economica. Avendo fatto sua l’idea di Popper, il finanziere crede profondamente nell’internazionalizzazione e in un mondo non definito da stati sovrani, ma da una comunità globale i cui componenti condividano un interesse per la libertà, l’uguaglianza e la prosperità. A questo proposito, scrisse quattordici libri e una serie di pezzi sul New York Review of Books e su altre testate.

Nel 1979, istituì l’Open Society Fund, che divenne rapidamente una rete transnazionale di fondazioni, distribuite soprattutto in Ungheria, Polonia, Cecoslovacchia, Bulgaria e Unione Sovietica. Infatti, come Popper, Soros considerava i paesi dell’Europa Orientale comunista come i modelli ultimi delle società chiuse. L’amata Ungheria è rimasta sempre al centro delle sue preoccupazioni. Nel corso del decennio, assegnò borse di studio agli intellettuali e artisti ungheresi per portarli negli Stati Uniti, dove avrebbero avuto più libera espressione e finanziò università, teatri, biblioteche e scuole sperimentali. Dichiara, nel suo libro del 1990, Opening the Soviet System, di aver giocato un ruolo cruciale nel produrre il collasso interno del comunismo. Alla vigilia della dissoluzione dell’Unione Sovietica, pubblicò una versione aggiornata del testo Opening the Soviet System, questa volta chiamato Underwriting Democracy, che rivelava la sua nuova strategia: si sarebbe dedicato alla costruzione di istituzioni permanenti che sostenessero idee anticomuniste e modellassero le nuove società aperte, ovvero i paesi liberati dell’Europa orientale. La più importante di queste istituzioni è stata, appunto, la Ceu.

Oltreoceano, Soros è da anni uno dei più importanti finanziatori del Partito Democratico americano e fortemente critico delle politiche isolazioniste e protezionistiche del presidente Donald Trump.  Questo, e le speculazioni finanziarie compiute nel corso della sua carriera, ha portato numerosi nazionalisti europei ed esponenti del Partito Repubblicano a considerarlo il «burattinaio» dietro a presunti e svariati complotti globali. Teoria che, negli ultimi anni, è stata ampiamente esacerbata con la diffusione in rete e sui social.

«Where does George Soros find the time?» ha commentato ironicamente il Washington Post.

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