Ucraina, la prima telefonata tra Xi e Zelensky

Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il Presidente cinese Xi Jinping

Ci sono voluti quattordici mesi di conflitto, decine di migliaia di vittime e numerosi appelli da parte di leader stranieri. Ma finalmente è arrivata, il 26 aprile, la prima conversazione telefonica tra Volodymir Zelensky e Xi Jinping: il primo contatto diretto fra il Presidente ucraino e il suo omologo cinese dall’inizio dell’“operazione militare speciale” in Ucraina.

Una chiamata di un’ora circa, in cui Xi ha rilanciato un possibile ruolo di Pechino nella soluzione del conflitto. Una chiamata che segnala la volontà cinese di tornare al centro della diplomazia internazionale.

Le parole dei due leader

«Ho avuto una lunga e significativa conversazione al telefono con il Presidente cinese», ha commentato Zelensky, pubblicando un tweet in inglese e uno in cinese. Il leader ucraino ha inoltre detto di sperare che la chiamata possa «promuovere lo sviluppo delle relazioni bilaterali».

Anche la Cina si è affrettata a dare notizia della telefonata, anticipando i tweet di Zelensky. Stando al comunicato apparso sul sito del Ministero degli Esteri cinese, Xi avrebbe detto al suo omologo ucraino che «dialogo e negoziato sono la sola via d’uscita» dal conflitto, e che la Cina vuole «facilitare colloqui di pace».

Inoltre, Xi avrebbe ribadito che «il rispetto per la sovranità e l’integrità territoriale è il fondamento politico dei rapporti tra Cina e Ucraina». Si tratta di una formula di rito, già usata dal Presidente cinese per parlare del conflitto. Ma questa volta Xi non ha enunciato un’altra frase che solitamente affiancava quella sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale. Negli scorsi mesi, infatti, il Presidente cinese aveva più volte parlato di «legittime preoccupazioni di sicurezza di tutti i Paesi». Frasi che erano state interpretate come una giustificazione dei timori russi circa l’allargamento a est della Nato.

Tuttavia, nel corso della telefonata Xi non avrebbe nominato la Russia, né le parole “guerra” e “aggressione”. E non avrebbe nemmeno chiesto il ritiro delle truppe di Mosca dai territori occupati.

Diplomatici nei due Paesi
Li Hui, appena nominato inviato di pace cinese in Ucraina
Li Hui, appena nominato inviato di pace cinese in Ucraina

L’Ufficio della presidenza ucraina ha dichiarato che i dettagli della telefonata verranno resi pubblici in seguito. Per adesso, quel che si sa è che l’Ucraina, dopo oltre due anni, manderà un ambasciatore a Pechino, Pavel Ryabikin, e che la Cina manderà un inviato di pace a Kiev, Li Hui.

Il diplomatico cinese svolgerà in Ucraina il ruolo di «rappresentante speciale per gli affari euroasiatici con l’incarico di avviare contatti approfonditi con tutte le parti su una soluzione politica della crisi ucraina». Li Hui ha una grande esperienza di dialogo con il Cremlino, essendo stato per dieci anni ambasciatore cinese a Mosca. Tuttavia, Xi non ha specificato se l’inviato cinese si recherà anche in Russia.

Perché proprio ora: le parole dell’ambasciatore cinese a Parigi
Lu Shaye, ambasciatore cinese a Parigi
Lu Shaye, ambasciatore cinese a Parigi

La telefonata potrebbe rappresentare la risposta di Xi all’allarme sollevato dall’ambasciatore cinese a Parigi. Lu Shaye, intervistato da una televisione francese il 21 aprile, aveva affermato che «le Repubbliche ex sovietiche non hanno uno status chiaro di sovranità nel diritto internazionale». Parole che erano state intese, indirettamente, come una negazione della sovranità ucraina sulla Crimea. Parole contestate da più parti e poi parzialmente corrette dal governo cinese.

Con questa telefonata, dunque, Xi starebbe cercando di mettere tra parentesi le dichiarazioni del suo ambasciatore, segnalando a Kiev la sua volontà di svolgere un ruolo nella mediazione del conflitto.

Perché proprio ora: anticipare la controffensiva ucraina
Il Vicecapo del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev
Il Vicecapo del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev

Xi potrebbe aver scelto questo momento, inoltre, per anticipare l’inizio della controffensiva ucraina, che diversi analisti militari prevedono per maggio. Il contrattacco di Kiev potrebbe scatenare una reazione decisa da parte di Mosca, con tanto di rischio di escalation nucleare. Lo stesso Vicecapo del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev ha in questi giorni agitato lo spettro dell’atomica, come più volte aveva fatto negli scorsi mesi.

Aprendo un canale diplomatico al più alto livello e mandando in Ucraina un inviato speciale, Xi starebbe tentando di evitare o di far rinviare il contrattacco ucraino, disinnescando il rischio nucleare. Lo stesso Xi ha messo in guardia dall’utilizzo dell’atomica: «Nessuno esce vincitore da uno scontro del genere». Insomma, il Presidente cinese starebbe segnalando agli ucraini l’urgenza di sedersi al tavolo delle trattative.

Perché proprio ora: una risposta ai leader europei
Il Presidente francese Emmanuel Macron stringe la mano al suo omologo cinese Xi Jinping, durante la sua visita a Pechino
Il Presidente francese Emmanuel Macron stringe la mano al suo omologo cinese Xi Jinping, durante la sua visita a Pechino

Infine, nelle ultime settimane diversi leader europei sono stati in visita in Cina: a fine marzo il premier spagnolo Pedro Sanchez, ad aprile il Presidente francese Emmanuel Macron, accompagnato dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. I leader hanno chiesto a Xi di chiamare Zelensky, di usare la sua influenza su Putin per porre fine alle ostilità e di proporsi come mediatore del conflitto. La telefonata potrebbe dunque rappresentare una risposta alle richieste dei leader europei.

La posizione cinese in Ucraina verrà attentamente monitorata dall’Unione europea: l’approccio che Xi adotterà nei confronti del conflitto sarà una delle lenti attraverso cui valutare la relazione con Pechino. «Il ruolo che la Cina interpreterà con la sua influenza sulla Russia avrà conseguenze per tutta Europa e per il nostro rapporto con la Cina», aveva dichiarato nei giorni scorsi la Ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, prima di partire per Pechino.

Le reazioni dall’estero
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov

La Russia ha reagito alla telefonata con parole di apprezzamento e, al contempo, di scetticismo. «Notiamo che la Cina è disposta a fare sforzi per stabilire un processo di pace», ha dichiarato la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, segnalando però che l’Ucraina «rifiuta ogni sana iniziativa». Mentre il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha ricordato polemicamente che «durante la sua visita del mese scorso a Mosca, il Presidente cinese Xi Jinping non ha discusso con quello russo Vladimir Putin di un ritorno dell’Ucraina alla piena sovranità sul suo territorio nei confini del 1991».

Pareri positivi ma carichi di dubbi anche da parte degli Stati Uniti. «Siamo contenti che Xi e Zelensky si siano parlati. È da tempo che chiediamo che la Cina ascolti la prospettiva ucraina», ha dichiarato John Kirby, capo della comunicazione strategica del Consiglio per la sicurezza nazionale. Tuttavia, «se questo porterà verso la pace, a un piano o a una proposta, al momento non lo sappiamo».

Reazione simile da parte di un alto funzionario dell’Unione europea: «È positivo che la chiamata tra i Presidenti Zelensky e Xi abbia finalmente avuto luogo e che i canali di comunicazione siano aperti». Ma l’Ue rimane «in attesa di maggiori dettagli su questa iniziativa».

Sulla stessa linea l’Italia. «È un passo in avanti, ci dobbiamo credere», ha affermato il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, aggiungendo però che «non è ancora la soluzione del problema e ci vorrà ancora parecchio lavoro per dire che siamo a un passo dal cessate il fuoco».

Una mediazione cinese?

In questi mesi Zelensky aveva espresso scetticismo sul ruolo di mediazione della Cina, perché Pechino non sarebbe un attore imparziale. La stessa proposta di pace in 12 punti avanzata da Xi il 24 febbraio 2023 era stata giudicata troppo sbilanciata in favore di Mosca: al primo punto invocava il cessate il fuoco, ma senza accennare al ritiro dell’esercito russo dai territori occupati.

La diplomazia cinese al lavoro sul conflitto in Ucraina, in un'infografica dell'Ispi basata sui dati di ChinaObserves
La diplomazia cinese al lavoro sul conflitto in Ucraina, in un’infografica dell’Ispi basata sulle analisi di ChinaObservers

Adesso, la telefonata da Pechino e l’arrivo di un inviato speciale a Kiev mettono per la prima volta sul tavolo una reale ipotesi di mediazione cinese. Si tratta di un cambio di passo nella diplomazia di Pechino, dopo la strategia zero Covid e l’auto-isolamento sanitario: Xi ha ripreso a parlarsi e a incontrarsi con i leader stranieri. Nei giorni scorsi a Pechino è arrivato il Presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, preceduto dai Primi ministri di Singapore e Malesia. A marzo, la Cina ha mediato un accordo per la ripresa dei rapporti tra Iran e Arabia Saudita. Nelle ultime settimane, si è spesa per riaprire i colloqui tra israeliani e palestinesi.

Insomma, Xi sta cercando di rilanciare il ruolo della Cina sul palcoscenico internazionale. A cominciare dall’Ucraina. Se poi questi tentativi di mediazione andranno a buon fine, è ancora tutto da vedere.

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