“Elogia la violenza”, Twitter censura Trump sul caso Minneapolis

Nuova ripresa della disputa che vede agli angoli opposti il presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, e Twitter. Il social network dei cinguettii ha censurato un tweet dell’inquilino della Casa Bianca con l’accusa di violazione degli standard sull’esaltazione della violenza.

In merito ai disordini che hanno fatto seguito all’uccisione durante un controllo di polizia di un cittadino afroamericano, George Floyd, Trump aveva scritto: «Non posso star qui a guardare quel che succede in una grande città americana, Minneapolis. Una totale mancanza di leadership. O il debolissimo sindaco di estrema sinistra Jacob Frey si dà una mossa, o manderò la Guardia nazionale per fare il lavoro che serve».

La seconda parte del tweet, oggetto di censura, così recita: «questi teppisti stanno disonorando il ricordo di George Floyd, e io non permetterò che questo accada. Ho appena parlato con il governatore Tim Walz e gli ho detto che le forze armate sono con lui. Se ci sono difficoltà assumerò il controllo, ma quando parte il saccheggio, si inizia a sparare. Grazie!». Twitter ha tuttavia deciso di non oscurare il messaggio perché «potrebbe essere di pubblico interesse».

IL POMO DELLA DISCORDIA

Il primo strappo tra le parti si è consumato lo scorso 26 maggio, quando Twitter ha sottoposto a verifica alcune delle affermazioni del presidente americano, bollandole come «potenzialmente fuorvianti». Nel mirino dell’indagine del social network, due tweet in cui Trump valuta come passibile di manipolazione il voto per posta che alcuni Stati vogliono utilizzare nelle presidenziali di novembre.

Di tutta risposta, Trump ha accusato il social di interferire nelle elezioni presidenziali. Nel suo j’accuse, il presidente ha inoltre puntato il dito contro Cnn e Washington Post – e per suo tramite, l’editore Jeff Bezos -, che si sono occupate del controllo dei fatti alla base della verifica sul tweet. «Twitter sta completamente soffocando la libertà di parola e io, come presidente – ha dichiarato l’inquilino della Casa Bianca -, non permetterò che accada».

STRETTA SULLA SORVEGLIANZA

Due giorni dopo, giovedì 28 maggio, Trump ha firmato un ordine esecutivo per minare l’immunità concessa ai social per i contenuti dei loro siti attraverso la Sezione 230 del Communications Decency Act. Un’azione che, senza il contrappunto del vaglio congressuale, pone molti limiti a quello che un presidente può fare.

Ad ogni modo, sarà ora più semplice per le Authority, come la Federal Trade Commission, vigilare sui social e intervenire per accertare se la sospensione, la segnalazione degli utenti o la cancellazione dei post corrisponda a una soppressione della libertà di espressione.

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