Il liberismo americano ha i giorni contati: Trump sfida la globalizzazione a colpi di dazi e chiusure

Please select a featured image for your post

Niente più rinvii, molte lettere in arrivo. La posta in gioco sono milioni di euro di esportazioni e la scrittura di un nuovo scenario geopolitico. C’è chi la chiama “Trumponomics”. È la speciale dottrina di Trump che personalizza l’economia per esaltare sé stesso e le proprie decisioni. Il protagonista è lui, Donald Trump, il Tariff Man che diffida del prossimo e chiude le porte dell’America.

Le lettere dei dazi

Minimo sforzo per una massima, e personale, resa: comodamente dalla poltrona del suo studio il presidente degli Stati Uniti invia lettere personalizzate ai leader mondiali in cui sigla la cifra del loro destino economico. Dopo i quattordici Paesi colpiti martedì, altri otto troveranno una sorpresa nella cassetta della posta. Tra questi figurano Libia, Iraq, Filippine e Brasile. Quest’ultimo viene usato come monito per gli altri paesi: «Non si è comportato bene con noi», ha detto il presidente. Così dal primo agosto partiranno dazi fino al 50% contro il Brasile. È in questo modo che si manifesta il negoziato trumpiano: l’asticella deve essere posta fin da subito nel punto più favorevole, o mi vieni incontro, o ne paghi il dazio (letteralmente).

Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca, con le lettere di Trump
Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca, con le lettere di Trump
La posizione dell’UE

Diversa la linea adottata con l’Unione Europea. Avendo accolto con favore le aperture che l’UE ha messo sul tavolo, il tycoon si bea del bel trattamento riservatogli dagli europei. A far piacere al presidente è l’accettazione dei dazi al 10% (salvo alcune eccezioni, su cui deciderà solo Trump) e l’asimmetria di tali imposte. Vale a dire: Trump colpisce con il 10%, l’Europa non reagisce. Alle tariffe americane non si risponderà con la stessa moneta. Così l’EU si piega al gioco del più forte della brinkmanship trumpiana.

Il gioco di Trump

È questo che Trump cerca di fare: spaventare il mondo facendo credere che ad un tentativo di reazione alle sue imposizioni lui risponderà con un rilancio ancora peggiore. È un gioco che non può durare a lungo. Il dollaro è in recessione dal 2015 e gli Usa affrontano un deficit del 7% nonostante l’economia sia in crescita. Cosa succederebbe in caso di recessione? Il tycoon sostiene che l’economia crescerà così tanto da far dimenticare ogni problema. Ma gli analisti dicono il contrario. E arriverà il momento in cui gli altri paesi smetteranno di aver paura.

Indice del dollaro da settembre 2024 a luglio 2025
La sfida alla globalizzazione

La stessa Unione Europea, nonostante sia nell’orbita americana, deve avere fermezza e svincolarsi dal gioco di Trump. L’apertura al 10% è già un regalo abbastanza grande. Con il dollaro in recessione l’UE potrebbe guadagnare centralità nel sistema finanziario globale, se si sfruttano quei ponti commerciali e geopolitici che l’isolazionismo trumpiano cerca di distruggere. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella mette in guardia sulla svolta protezionistica: «L’Europa è al centro di rapporti commerciali aperti in tante parti del mondo, rapporti che creando interessi comuni rappresentano anche un veicolo di pace». Una visione che Trump non condivide per la sua America. La sua strada si allontana dall’idea del mondo globalizzato e va verso la chiusura.

L’America di Trump

Nel mondo di ieri Trump non avrebbe mai annunciato questi dazi. Nel mondo di ieri esisteva l’America di Bretton Woods, della Nato, dell’Onu, del Piano Marshall. Ma l’America che Trump vuole risale a prima di questo. L’America di Trump si rifà a quella di un passato lontano, ad un’America che non conosciamo e che è stata cancellata dalla Seconda guerra mondiale. È l’America dell’isolazionismo e del disinteresse per il mondo esterno.

Il Tariff Man vede nei dazi lo strumento per dare agli Stati Uniti il coltello commerciale dalla parte del manico. Con la lama taglierà più ponti possibili. Con i suoi disordinati annunci Donald Trump getta una fitta nebbia sulla geopolitica mondiale, offusca il commercio e le relazioni tra Stati. Così mette a rischio la globalizzazione e cerca di creare un nuovo ordine economico e geopolitico secondo la Trumponomics: senza alleati, senza coalizioni. Solo diffidenza nel prossimo, chiusura e protezionismo.

No Comments Yet

Leave a Reply