Tensioni a Gaza, Netanyahu: «Pagheranno con il loro sangue»

Altri due comandanti della Jihad Islamica sono rimasti uccisi negli attacchi alla Striscia di Gaza di giovedì 11 maggio. Secondo fonti locali, ci sarebbero almeno 30 vittime civili.

Lo scambio di missili tra esercito israeliano e militanti palestinesi si è intensificato negli ultimi tre giorni, dopo i primi attacchi a Gaza City di martedì 9 maggio.

ATTACCO ALLA JIHAD ISLAMICA

«Siamo all’apice della nostra campagna» ha commentato il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un video registrato da una base militare . «Chiunque voglia fare del male al nostro popolo, pagherà con il suo sangue».

le scie di alcuni missili e della contraerea che prova ad intercettarli
le scie di alcuni missili e della contraerea che prova ad intercettarli

L’obiettivo di Tel Aviv rimane quello dichiarato 72 ore fa: annientare i piani alti della Jihad islamica palestinese, che dopo Hamas è il secondo gruppo militare più attivo a Gaza. «Continua il nostro ‘piano di eliminazione’ – ha dichiarato il ministro degli Esteri Eli Cohen – Se e quando cesseremo il fuoco, sarà alle nostre condizioni». Colpendo i piani alti dell’organizzazione, la speranza di Netanyahu è quella di bloccarne l’operatività.

Finora cinque leader delle Brigate al-Quds sono deceduti sotto i bombardamenti. Gli ultimi due, Ali Ghali e Ahmned Abu Daqqa, sono morti proprio negli attacchi di giovedì 11. Si trattava del «Chiunque voglia fare del male al nostro popolo, pagherà con il suo sangue» della Jihad Islamica e del suo secondo. Un altro raid ha portato alla morte di due militanti del gruppo armato. Non sono ancora state comunicate le generalità.

ALTRI RAID ISRAELIANI

Per ora le vittime civili accertate ammontano a 30, tra cui 4 donne e 6 bambini. Sono oltre 80 i feriti. Cinque edifici sono stati completamente distrutti e 300 danneggiati. Alcuni abitanti di Gaza City hanno confessato alla stampa di non riuscire a dormire durante la notte per la preoccupazione che anche la loro casa venga dilaniata da una bomba.

Alcuni razzi nella notte di Gaza
Alcuni razzi nella notte di Gaza

Il Ministero della educazione di Gaza ha comunicato che tutti gli istituti scolastici sono chiusi. «Per garantire la sicurezza di tutti i lavoratori e tutti gli studenti, il ministero ha deciso di sospendere l’attività di tutti gli istituti, dagli asili alle università».

Mentre i bombardamenti continuavano, un gruppo di militari israeliani ha arrestato 25 persone associate alla Jihad Islamica nell’area di West Bank. Nella città di Tulkarm un uomo palestinese di sessantasei anni è stato ucciso a colpi di arma da fuoco. Fonti israeliane hanno spiegato che si trattava di spari in risposta ad un attacco palestinese che ha lasciato ferito un militare.

IL CONTRATTACCO PALESTINESE

Dopo 36 ore dai raid di martedì 9 maggio, una pioggia di razzi si è alzata dalla Striscia di Gaza in direzione del sud di Israele. Lo aveva promesso già la Jihad Islamica, e lo ha ribadito con un comunicato: «Non ci ritireremo: gli assassinii ci renderanno solo più forti. La nostra vendetta continua». Il leader dell’organizzazione, Daoud Shehab, ha affermato che la reazione «è sostenuta da un consenso nazionale. La linea palestinese è unica e unificata». Gli ha fatto eco Mosheer al-Masri, membro di Hamas: «I raid aerei su Israele sono un riflesso del patto della resistenza con il suo popolo e con i martiri».

Secondo i dati condivisi dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF), da Gaza si sono alzati in cielo 860 razzi. Oltre un milione e mezzo di israeliani (circa il 16% dell’intera popolazione) sono scappati in rifugi anti-missile. La zona più colpita è quella adiacente alla Striscia, dove sono stati evacuati circa il 45-50% dei residenti. Da martedì 9, le forze dell’ordine israeliane hanno bloccato il passaggio del confine sia alle persone che alle merci. Mercoledì 10 sono suonate sirene anche nella capitale di Tel Aviv, distante 60 km dalla Striscia.

L’esercito israeliano era già in stato di allerta. Sono stati subito attivati i sistemi di difesa antiaerea Iron Dome e David’s Sling abbattendo il 91% dei missili palestinesi (96% secondo alcune fonti). Un razzo, secondo fonti militari, ha colpito un edificio nella città di Rehovot, poco a sud di Tel Aviv. Cinque persone sono rimaste ferite e un anziano è stato ucciso.

Molti razzi palestinesi, per lo più di fortuna, non sono neanche riusciti ad oltrepassare il confine con Israele. L’esercito israeliano ha valutato che circa 160 razzi sono partiti e esplosi entro il territorio della Striscia di Gaza.

La risposta non si è fatta attendere. Il portavoce della Jihad Islamica Dawoud Shehab ha attaccato Israele con parole dure: «Israele scappa dalle sue responsabilità tramite bugie e fabbricazioni».

L’OPERATION REVENGE OF THE FREE

Le fazioni palestinesi interne a Gaza hanno diffuso un comunicato congiunto in cui annunciano un intensificamento della Operation Revenge of the Free, che ha come obiettivo la liberazione delle terre palestinesi dalla presenza israeliana. «Bombardando case civili e assassinando i nostri uomini ed eroi, Israele ha oltrepassato il limite. Ora reagiremo con tutte le nostre forze: li aspettano giorni bui», si legge nella dichiarazione.

La contraerea israeliana in azione
La contraerea israeliana in azione

Abdulatif al-Qanoo, portavoce del gruppo terroristico Hamas, ha definito i raid israeliani: «un massacro commesso dall’occupazione Sionista». La reazione palestinese è per questo definita come «rispettosa dei confini della autodifesa». Ha poi aggiunto: «La resistenza è ormai un dovere».

LA CONDANNA INTERNAZIONALE

La Lega Araba ha condannato duramente le azioni di Tel Aviv, definendole «aggressive e barbariche perché hanno colpito civili, donne e bambini in zone residenziali della Striscia di Gaza». La Lega ha poi supportato la lettura degli attacchi palestinesi come semplice e legittima autodifesa.

Anche dalle Nazioni Unite arrivano voci contrarie a Netanyahu. Il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres si è detto «molto preoccupato per gli ultimi sviluppi riguardanti la sicurezza a Gaza». Ha proseguito schierandosi contro «l’uccisione inaccettabile di civili» e chiedendo la fine delle ostilità. Simili preoccupazioni sono state espresse dall’inviato del Medio Oriente, Tor Wennesland.

Meno diplomatica la delegazione palestinese presso l’ONU. L’ambasciatore Riyad Mansour ha ribadito il concetto di «aggressione criminale» parlando dei raid aerei. Ha poi chiesto che «tutti quelli che hanno pianificato e hanno commesso quei crimini si assumano la responsabilità e ne paghino le conseguenze».

L’EGITTO E UN TENTATIVO DI MEDIAZIONE

Alcuni report rivelano che la durata prevista da Tel Aviv per questa situazione di tensione sia di circa tre o quattro giorni. Nel caso in cui, però, Hamas intervenisse attivamente, potrebbe prolungarsi per un periodo esteso di tempo.

L’Egitto nel frattempo ha tentato di iniziare dei negoziati per un cessate il fuoco. Il Cairo avrebbe ospitato uno dei leader della Jihad Islamica, Mohammad al-Hindi, e avrebbe già preso contatto con il Ministro delgli Esteri israeliano Eli Cohen. Nonostante alcuni report che annunciavano un accordo raggiunto tra le parti, i missili continuano a volare nei cieli di Gaza. Né Gaza né Tel Aviv hanno confermato l’intesa. Il Ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry ha ammesso che «gli sforzi per raffreddare la situazione non hanno ancora dato frutto».

Shoukry ha incontrato le sue controparti francese, tedesca e giordana a Berlino. Li ha incitati a «intervenire e fermare le misure israeliane unilaterali, che hanno come obiettivo distruggere il futuro dello Stato della Palestina».

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