Sangue e corpi umani ridotti a pezzi. Una strage, probabilmente scoppiata a causa del terrorismo religioso, distrugge l’animo della festa cristiana e dissemina panico tra i cittadini cingalesi. In Sri Lanka, il giorno della Resurrezione si trasforma in una vera e propria carneficina. Un gruppo di attentatori suicidi si è fatto esplodere in hotel di lusso e in alcune chiese. Le prime esplosioni, sei per l’esattezza, sono avvenute in maniera quasi consecutiva intorno dalle 8.45 (ora locale) alle 9 del mattino, nelle città di Colombo, Batticaloa e Negombo. Gli attacchi avrebbero colpito le seguenti chiese: Zion a Batticaloa, la St. Anthony a Kochchikade e la St. Sebastian a Negombo. Solo nella chiesa di St Anthony hanno perso la vita più di 50 persone. Gli hotel attaccati invece sono tutti stabilimenti di lusso situati a Colombo, la capitale del paese.
Una settima esplosione è avvenuta poi intorno alle ore 11 in un piccolo hotel a Dehiwala, un sobborgo a sud della capitale, mentre l’ottava è stata generata da un kamikaze a Orugodawatta, nel nord di Colombo. Le vittime accertate dalle Forze dell’Ordine sono oltre 200 mentre i feriti sarebbero più di 450. A riportarlo è l’agenzia francese France Press che cita fonti di polizia. Tra le vittime, ci sono anche 35 turisti stranieri tra cui cittadini britannici, olandesi e statunitensi. Lo specifica il quotidiano degli Emirati Khaleej Times, che menziona una fonte ospedaliera.
Nel primo pomeriggio, le autoritá locali hanno arrestato sette persone sospette anche se nessun gruppo radicale ha rivendicato l’attacco terroristico. Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza e supplicato la popolazione di non uscire di casa. «Scene orribili, ho visto arti amputati sparsi dappertutto, le squadre di emergenza sono state inviate in tutti i luoghi. Abbiamo portato molte vittime in ospedale, speriamo di aver salvato molte vite», ha scritto su Twitter il ministro per le Riforme economiche Harsha de Silva.
A partire dalle 18, le autorità dello Sri Lanka hanno imposto il coprifuoco. Una misura di sicurezza che ha ostacolato gli spostamenti.«Non possiamo uscire: qui c’è il coprifuoco, le autorità vogliono avere la certezza di aver messo tutto il Paese in sicurezza». Lo ha detto un avvocato fiorentino, Roberto Mariotti, 46enne in vacanza in Sri Lanka con la sua fidanzata di Cagliari. «Eravamo in pullman – racconta – stavamo andando verso una struttura turistica sul mare, dove ora siamo arrivati e da dove, almeno fino a domani alle 6:00, ci hanno detto, non potremo muoverci».
Non è mancato il commento del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella che ha espresso «le più sincere espressioni di cordoglio e di condanna di questo vile gesto di insensata violenza»in un messaggio al presidente dello Sri Lanka, Maithripala Sirisena. Anche Papa Francesco ha rivolto un pensiero alle vittime: «ho appreso con tristezza e dolore la notizia dei gravi attentati che, proprio oggi, giorno di Pasqua, hanno portato lutto e dolore in alcune chiese e altri luoghi di ritrovo dello Sri Lanka»-ha dichiarato-«desidero manifestare la mia affettuosa vicinanza alla comunità cristiana, e a tutte le vittime di così crudele violenza».
Stando alle informazioni riportate sul sito online di Tgcom24, già lo scorso 11 aprile il capo della polizia locale Pujuth Jayasundara, aveva diffuso un allarme dell’intelligence ai piu’ alti ufficiali, dichiarando che alcuni kamikaze, appartenenti al gruppo radicale islamico National Thowheeth Jama’ath, stavano pianificando di colpire delle “chiese importanti”.
Per capire il motivo, bisogno fare un passo indietro. Dal 1983 al 2009 in Sri Lanka si è combattuta una importante guerra civile contro il gruppo separatista Tamil. I Tamil, il cui nome completo è Tamil Tigri di Liberazione di Tamil Ealam, hanno lottato per creare uno Stato indipendente nel nord e nell’est della Sri Lanka. Per riuscire nel loro intento, hanno commesso atti terroristici nei confronti della popolazione locale, anche con attentati suicidi. La pace si ristabilí nel 2009, sotto il governo di Mahinda Rajapaksha, quando i Tamil si arresero davanti ai soldati del paese. La guerra civile finí ma il radicalismo è pur sempre rimasto una realtá con cui i cingalesi devono convivere.