Era un agente nervino quello che è stato usato per avvelenare l’ex spia russa Serghei Skripal e la figlia Yulia. È arrivata la conferma ufficiale dell’Opac, l’Organizzazione Internazionale per la Proibizione delle Armi Chimiche. Pur non citando direttamente il novichock, il team degli ispettori che erano stati incaricati di analizzare le tracce ha confermato l’ipotesi che era stata avanzata dagli investigatori britannici.
La notizia è stata resa pubblica in una nota diffusa dall’organizzazione, in cui non viene indicato il nome dell’agente nervino utilizzato per intossicare Skripal e la figlia il 4 marzo scorso. Nel comunicato però è scritto apertamente che il veleno fosse «del tipo degli agenti novichok», che erano oggetto di studio da parte dell’ex Unione Sovietica.
Finalmente un dato certo, in una vicenda che tuttora rimane un mistero. La figlia Yulia aveva lasciato l’ospedale presso cui era ricoverata il 10 aprile scorso, e da allora ne sono state perse le tracce. La giovane, dopo essere stata dimessa, è stata trasferita in un luogo segreto, e da allora non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche usando la propria voce. Non c’è mai stato un contatto con l’esterno, con i giornalisti, diplomatici o istituzioni.
È proprio su questo punto che Mosca insinua il dubbio che il trasferimento della ragazza più che un gesto di protezione sia un isolamento forzato. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha dichiarato che il governo ha abbastanza basi per poter ritenere che le autorità britanniche «trattengano deliberatamente Skripal e la figlia in custodia e li forzino a partecipare ad una messa in scena». Dopo aver ribadito che, a distanza di più di un mese ancora non vi sono certezze, la Zakharova ha concluso il suo messaggio sostenendo che «le domande crescono sempre di più, mentre non vi è nessuna risposta». Non resta che attendere la replica britannica. (as)