Il rosso delle bandiere colora Madrid. Sono arrivati in migliaia in calle Ferraz per accogliere il premier Pedro Sanchez. Il Partido Socialista Obrero Español ha vinto le elezioni generali con il 28% dei voti. Sono 120 i seggi ottenuti dai socialisti, tre meno rispetto alle scorse elezioni. Il leader del Psoe arriva primo ma non trionfa. Il suo tentativo di governare da solo dal Palacio della Moncloa fallisce. I risultati dello spoglio delle urne lo allontanano dalla maggioranza assoluta. A unire gli elettori in un voto a favore di una Spagna unita contro l’indipendentismo è Santiago Abascal.
Le urne premiano infatti i sovranisti di Vox. Davanti alla sede del partito, la folla canta inni e cori. «España unida jamás será vencida», urlano i sostenitori. Il partito di estrema destra raddoppia i seggi e ottiene 52 deputati in Parlamento. Così Vox diventa la terza forza politica del paese. Il gruppo contro femminismo e immigrazione aumenta progressivamente i consensi. Davanti alle proteste catalane contro il governo di Madrid, Abascal si era schierato con fermezza a favore dell’unità del Paese.
Alle quarte elezioni celebrate in quattro anni, il blocco di centro sinistra ottiene un leggero vantaggio. La somma dei voti di Partido Socialista Obrero Español (Psoe), Unidos Podemos e Más País arriva a 158 seggi. Il blocco di destra invece, composto da Partido Popular, Vox e Ciudadanos, raggiunge 152.
In Spagna si crea quindi una situazione instabile. Adesso Sanchez deve pensare a possibili alleati di governo, trovare degli accordi, negoziare. Eppure, dal palco si mostra soddisfatto. «Abbiamo vinto le elezioni per la terza volta di fila, vogliamo creare un governo stabile e fare politica a beneficio degli spagnoli», ha detto il premier. Anche se il Paese soffre una situazione di stallo. Il portavoce del Psoe ha lanciato quindi un appello alle altre forze di governo. «Tutti i partiti devono agire con generosità e responsabilità per sbloccare la situazione politica spagnola», ha sottolineato.
Santiago Abascal, leader di VoxIn fase di ripresa, il centro destra di Pablo Casado. Il Partido Popular si conferma partito leader dell’opposizione e seconda forza più votata. Anche se per Casado i risultati non sono quelli sperati. Il PP ottiene 88 seggi, 22 in più rispetto alle scorse elezioni ma resta sotto quota 100. I popolari però non chiudono nessuna porta: «Vediamo cosa pensa di fare Sanchez, anche se i nostri programmi sono incompatibili».
Il peggior risultato è di Ciudadanos. Il partito di destra guidato dal catalano Albert Rivera ha perso più di due milioni e mezzo di voti e 47 saggi. Ciudadanos rimane quindi con solo 10 deputati in Parlamento e resta dietro a tutte le altre forze politiche. «È un brutto risultato, non ci sono scuse», ha commentato Rivera. Dopo essersi assunto le proprie responsabilità, il portavoce si è dimesso dal partito e si è ritirato dal mondo della politica. Un congresso straordinario dovrà decidere chi sarà il nuovo leader.
Al Palacio della Moncloa adesso si torna quindi a parlare di coalizioni. Due sono le decisioni che potrebbe prendere Sanchez: cercare un accordo con Unidos Podemos e gli indipendentisti oppure pattare con il Partido Popular. Entrambe le scelte però erano state esclude dallo stesso leader. E l’incertezza torna.