L’ex colonnello siriano Anwar Raslan è stato condannato all’ergastolo per crimini contro l’umanità. La sentenza, emessa dal tribunale di Coblenza in Germania, è la prima che coinvolge un funzionario del regime di Assad. Il processo, durato quasi due anni, potrebbe quindi essere la prima tappa di una corsa verso la giustizia per le migliaia di vittime della repressione in Siria.
Raslan, ex capo militare del carcere di Al-Khatib a Damasco tra il 2011 e il 2012, è responsabile della tortura di 4mila persone, 58 delle quali morte a seguito dei maltrattamenti. Abusi, stupri e anche elettroshock che hanno portato alla condanna per crimini contro l’umanità. Sotto la sua guida, nella prigione nota come “l’inferno in terra”, avvenivano infatti violenze quotidiane contro i detenuti, oppositori politici del regime.
IL PROCESSO
Il processo, iniziato nel 2020, si è svolto sotto la giurisdizione internazionale: procedimento che consente di intentare azioni giudiziarie in una nazione contro crimini commessi in un paese diverso. Contro il 58enne ex torturatore hanno testimoniato più di ottanta sopravvissuti, sostenuti da avvocati tedeschi per i diritti umani. Dopo 108 udienze, in cui Raslan si è sempre dichiarato innocente, è arrivata la condanna. Secondo l’ONG Human Rights Watch questa costituisce una «svolta in direzione della giustizia per i gravi crimini commessi in Siria» e rappresenta un «momento significativo per i civili sopravvissuti». Di “vittoria” parla invece Amnesty International, che tramite la sua direttrice per il Medio Oriente e il Nordafrica, Lynn Maalouf, ha invitato «gli stati in tutto il pianeta a seguire l’esempio della Germania e iniziare procedimenti simili».
A febbraio scorso era arrivata la condanna a quattro anni e mezzo di detenzione per Eyad al-Gharib, colpevole di aver aiutato a portare trenta oppositori del governo nel carcere di tortura di Al-Khatib.
LA STORIA DI RASLAN
Raslan era arrivato in Germania nel 2014 fa come “rifugiato politico’”insieme alla famiglia. Egli stesso ha dichiarato in tribunale di aver smesso di identificarsi con il regime di Assad dopo il 2011, anno dello scoppio della guerra civile siriana. Inoltre, con il tempo, motivazioni religiose si sono aggiunte a quelle politiche. Raslan ha affermato infatti che, essendo egli un sunnita, non godeva più della fiducia degli altri generali sciiti. Questo lo spinse, nel 2012, a fuggire in Giordania con l’aiuto di membri dell’opposizione in esilio. In cambio aveva promesso informazioni segrete, in realtà mai arrivate, sulla struttura del potere di Damasco, utili a far cadere Assad.
In Germania la polizia ha iniziato ad investigare su di lui nel 2017, quando l’ex colonnello descrisse il suo ruolo nell’apparato di sicurezza siriano alla polizia di Stoccarda durante un interrogatorio per aiutarla in altre investigazioni. Dopo essere stato riconosciuto da alcune vittime delle sue torture, è stato arrestato nel febbraio 2019.
Articolo di Gabriele Lussu e Leonardo Rossetti