Secondo la stampa internazionale, la Siria è stata condannata da un giudice USA per l’uccisione della giornalista americana Marie Colvin. La causa fu intentata dalla figlia della reporter nel 2012, dopo che la madre morì il 22 febbraio di quello stesso anno. La Siria dovrà risarcire la famiglia della Colvin con 302 milioni di dollari. Per la giudice Amy Jackson si tratta di un in riconoscimento dell’atto «irragionevole» da parte dell’esercito siriano nel prendere di mira e uccidere una giornalista per aver raccontato le atrocità della guerra. Il tribunale americano ora dovrà però riuscire a trovare beni riconducibili alla famiglia Assad da poter sequestrare per pagare il risarcimento.
Marie Colvin si trovava nel media center di Bab Amr, sobborgo di Homs allora controllato dai ribelli, come corrispondente di guerra del Sunday Times. Per il giudice americano, la Colvin sarebbe stata tracciata attraverso le sue conversazioni satellitari e grazie alle parole di alcuni informatori, spingendo gli ufficiali siriani a bombardare la zona. Secondo l’accusa la giornalista era diventata un personaggio troppo scomodo per il governo siriano, tanto da organizzare un attacco per porre fine ai suoi reportage. In quello stesso bombardamento furono uccisi anche il fotografo francese Remi Ochlik, e feriti Paul Conroy, un fotografo al seguito della giornalista, e l’attivista siriano Wael al-Omar.
Marie Colvin ha vissuto per diversi anni a Londra; era un’esperta inviata di guerra e aveva scritto dai posti più pericolosi del mondo. Nel 2001 fu vittima di un incidente in cui perse l’occhio sinistro. Da allora era diventata un’icona. La Colvin era infatti andata in Sri Lanka per intervistare Vellupillai Prabhakaran, il capo delle Tigri tamil (organizzazione armata attiva nella guerra di secessione dagli anni Ottanta fino al 2009). Durante uno degli spostamenti, il gruppo con cui viaggiava fu attaccato e la giornalista fu colpita da schegge alla testa, alle spalle e al petto. Operata negli Stati Uniti, fu costretta a continuare la sua vita senza poter vedere da un occhio.
Vincitrice di numerosi riconoscimenti per il suo lavoro, nell’anno della sua morte ha ricevuto il premio “Anna Politkovskaya” e il “Foreign Reporter of the Year” della British Press Awards. Nel 2018 è uscito nelle sale A private war, film biografico che vede Rosamund Pike indossare i panni della famosa reporter di guerra.