Sono passati 400 giorni dall’incarcerazione di Alberto Trentini, cooperante veneziano rinchiuso nel carcere El Rodeo I a Caracas in Venezuela. Da quel 15 novembre 2024 non si sono fermati gli appelli da parte della famiglia e degli amici, ma anche di molti cittadini italiani che, pur non conoscendo Alberto di persona, hanno voluto dare il proprio contributo per riportare il giovane in Italia.
Il sit-in a Firenze
Firenze è scesa in piazza dei Ciompi con un presidio aperto alla cittadinanza, organizzato martedì 16 dicembre da Caterina Arciprete, Caterina Guidi e Rita Primavera. «Siamo semplicemente tre cittadine che sentivano l’esigenza sempre più pressante di fare qualcosa per chiedere la liberazione di Alberto Trentini. Oltre che una maggiore attenzione da parte del nostro governo su quella che è la situazione» ha spiegato Guidi. La manifestazione è stata sentita da molti cittadini fiorentini, che hanno partecipato per dare il proprio sostegno a una vicenda che sembra non evolvere. «Siamo cittadini impegnati civicamente, con un percorso di studi nello stesso settore di Alberto. Quindi la sua storia ci tocca in maniera molto forte. – ha specificato Guidi – Inoltre, abbiamo già visto altri casi dall’epilogo negativo e ci augureremmo un finale diverso per Alberto».
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Chi è intervenuto
In piazza ha preso parola Chiara Trevisani di Oxfam Italia, movimento che lotta contro le disuguaglianze per porre fine alla povertà e all’ingiustizia, leggendo la lettera che la mamma di Alberto, Armanda Colusso, ha inviato appositamente per il sit-in. Ma sono intervenute anche le tre organizzatrici, Guidi, Arciprete e Primavera, il direttore di Oxfam Italia Roberto Barbieri, i consiglieri comunali di Poppi e Poggibonsi e la vicepresidente Regione Toscana Mia Diop. Messaggi di speranza e di impegno sociale, ma anche di pressione verso il Governo per accelerare il processo di scarcerazione.
Le risoluzioni comunali
«La madre Armanda Colusso – ha detto Guidi – nei mesi scorsi ci ha ricordato che la condizione di suo figlio è stata spesso messa in ombra rispetto ad altre situazione di italiani incarcerati all’estero, che invece hanno avuto più attenzione». Ha continuato: «Spinte da questa circostanza e dal fatto che non siano state ancora formalizzate le accuse specifiche per cui è stato trattenuto, abbiamo lanciano prima un appello online». Hanno aderito esponenti della società civile fiorentina, enti locali, partiti politici, organizzazioni non governative, realtà del mondo della cooperazione internazionale e molti cittadini.

«Ad oggi abbiamo più di 50 adesioni di varie organizzazioni e quasi 300 firmatari come singole persone. E l’appello è esplicito: noi ci rivolgiamo al territorio nazionale, regionale e locale per smuovere la situazione». Ha aggiunto Guidi: «Molti comuni della Toscana hanno già adottato mozioni ad hoc sul caso Trentini per chiedere al Governo italiano il massimo impegno diplomatico». Negli ultimi mesi, in Toscana, hanno votato delle risoluzioni i comuni di Firenze, Fiesole, Poggibonsi, San Casciano Val di Pesa, Montespertoli, Capannori e Poppi.
I contatti con Alberto
Il caso Trentini, però, è caratterizzato da incertezze e difficoltà di interloquire con il governo di Nicolas Maduro, noto per le violente repressioni. «Siamo consce che le relazioni diplomatiche si muovono. – ha dichiarato Guidi – La stessa famiglia ha detto di avere avuto alcuni contatti con la premier Giorgia Meloni, con il sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano e di aver mantenuto comunicazioni con l’inviato speciale per gli italiani in Venezuela, Luigi Vignali». Guidi, Arciprete e Primavera inoltre sono «consce che ci sono relazioni diplomatiche che si muovono nell’ombra. Ma è necessario creare un certo tipo di pressione per avere delle risposte certe». Le chiamate tra Alberto e la sua famiglia sono stati sporadiche e sulla stampa che si è parlato di situazioni di salute precarie e di condizioni di detenzioni non adeguate.
Un appello fondamentale

Firenze, quindi, sottolinea la necessità di un’azione politica costante e trasparente da parte delle istituzioni nazionali. «Chiediamo che Alberto Trentini sia liberato subito e che il Governo italiano assuma fino in fondo la responsabilità di tutelare un proprio cittadino, detenuto da oltre un anno senza garanzie». Ha terminato Guidi: «Speriamo che non ci sia bisogno di dover organizzare più sit-in o altre manifestazioni. Ciò che ci auguriamo è che il caso si risolva e quanto prima Alberto possa tornare a casa».