La Camera bassa del Parlamento russo, la Duma, ha approvato in terza lettura un emendamento alla riforma costituzionale che azzera i mandati di un presidente in carica o di un ex presidente. Questa modifica consentirebbe a Valdimir Vladimirovich Putin, attuale presidente della Federazione Russa, di prendere parte a elezioni future. In caso di vittoria, l’ex funzionario del KGB potrebbe restare al potere fino al 2036: più del leader dell’Unione Sovietica, Iosif Stalin.
L’emendamento porta la firma di Valentina Tereshkova, 83enne ex cosmonauta e oggi deputata. A quanto si apprende, la modifica sarebbe stata consegnata ai deputati con soli 20 minuti di anticipo sul voto in Aula. Il leader del Cremlino, presentatosi di persona alla Duma per commentare gli emendamenti costituzionali depositati, si è detto favorevole all’azzeramento dei mandati presidenziali, ma a una sola condizione: «solo se i cittadini russi e la Corte Costituzionale sosterranno la proposta».
La Duma ha prevedibilmente votato a favore del superamento del tetto dei due mandati consecutivi. L’iter istituzionale prevede ora il passaggio al Senato, l’approvazione da parte dei Consigli regionali, quindi la firma presidenziale. Il varo definitivo dell’emendamento sarà però soggetto alla consultazione popolare prevista per il 22 aprile.
Il dibattito, tra sostenitori e dissidenti
«Nessuno ha detto che (Putin, ndr) si ricandiderà nel 2024 – ha commentato alla tv di Stato Aleksandr Khinshtein, membro del partito di governo Russia Unita -, ma il capo dello stato deve avere la capacità di mantenere la stabilità nel Paese». Lo stesso Putin, in precedenti dichiarazioni, aveva auspicato che la presidenza del Paese non finisse per essere «personificata da un singolo», sebbene «è esattamente così che è andata nel passato, e non possiamo non tenerne conto». Intanto, rappresentanti dell’opposizione hanno chiesto al Comune di Mosca l’autorizzazione per una manifestazione il prossimo 21 marzo in Prospettiva Sakharov. «A me la Costituzione dà il diritto di candidarmi, ma non posso; Putin non potrebbe, ma invece potrà. Interessante, no?», ha scritto il noto oppositore Alexei Navalny in un tweet.
Le altre proposte di riforma alla Costituzione
Gli emendamenti alla Costituzione russa annunciati da Putin alla Duma lo scorso 15 gennaio avevano già destato le attenzioni dei media internazionali per la loro portata. Dalla collocazione in prospettiva storica del Paese, passando per i matrimoni, fino al rapporto con la Chiesa, gli emendamenti rappresentano una per certi versi una decisa sterzata rispetto al passato, per altri un ancoramento alla tradizione russa.
In particolare, tra le proposte figura l’istituzione della lingua russa come «lingua di Stato delle persone che formano lo Stato», l’identificazione della Russia quale successore dell’Unione Sovietica, il divieto di alienazione del territorio nazionale. Ha fatto molto discutere la decisione di qualificare il matrimonio come «unione di uomo e donna»: una scelta che è stata interpretata come un avvicinamento al patriarca di Mosca e capo della Chiesa ortodossa russa Kirill, nonché una rimodulazione dei rapporti Stato-Chiesa.