Riprendono i colloqui a Berlino: Kiev rinuncia alla Nato

Al via a Berlino un nuovo round di negoziati per la pace in Ucraina. Nella giornata di ieri si è svolto un incontro preliminare. Oggi, lunedì 15 dicembre, Zelensky incontrerà i delegati statunitensi, Kushner e Witkoff, e alcuni leader europei. La parte americana sembra non essere disposta a scendere a compromessi sulla sua bozza di accordo di pace. Washington spinge per soluzioni rapide, mentre Zelensky e gli europei sostengono che restano differenze di opinione significative sia sul ritiro da Donbass sia sulla chiara definizione delle garanzie.  La Germania sottolinea il ruolo centrale dell’Europa negli sforzi per una soluzione pacifica. Stasera alle 19 i leader europei, tra cui anche la premier Giorgia Meloni, si siederanno al tavolo dei negoziati di Berlino per portare avanti le trattative.

La rinuncia alla Nato

Il leader ucraino ha fatto saper di rinunciare all’adesione alla Nato in cambio di garanzie di sicurezza e del congelamento della linea del fronte. Ieri a Berlino, quando Zelensky ha incontrato i delegati Usa Kushner e Witkoff, hanno discusso proprio di una garanzia di sicurezza per Kiev sulla base dell’Art.5 della Nato. Tale articolo impone che tutti gli alleati accorrano in soccorso di un partner aggredito. La condizione imposta dall’Ucraina però è venga eliminato il margine di discrezionalità previsto dal piano russo-americano in 28 punti diffuso il 20 novembre. In quel documento si legge infatti che sarà il presidente Usa, dopo aver consultato Kiev e la Nato, a decidere come intervenire in caso di attacco di Mosca in Ucraina. Zelensky infatti teme che in quel caso gli Stati Uniti potrebbero decidere di adottare leggere sanzioni economiche. Oggi a Berlino, si discuterà anche di questo, se Washington dovesse in qualche modo essere vincolato alla difesa dell’Ucraina.

Il congelamento degli asset russi

Venerdì 12 intanto il Consiglio Europeo ha approvato il congelamento a tempo indeterminato dei 210 miliardi di euro di asset finanziari russi depositati in Europa. Queste sanzioni sono attive da quando nel 2022 la Russia ha invaso l’Ucraina. Fino a oggi il Consiglio doveva riapprovarle ogni sei mesi con un voto unanime. Il congelamento a tempo indeterminato è stato votato per evitare che uno stato membro potesse mettere il veto sul rinnovo delle sanzioni e le annullasse. Inoltre è anche servito per dare rassicurazioni al Belgio, dove si trova una grossa parte dei fondi russi e che per questo teme ripercussioni.

Il ruolo dell’Italia

L’Italia ha votato a favore, ma è un sì gelido, che alla fine emerge solo “per spirito di cooperazione”. O meglio, per ribadire che a dispetto dei due Paesi contrari – i governi di Ungheria e Slovacchia – Roma e le altre capitali restano saldamente al fianco dell’Ucraina. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha fatto saper però che l’utilizzo degli asset per finanziare l’Ucraina “non è un passaggio automatico. Abbiamo serie perplessità dal punto di vista giuridico. Vogliamo aiutare Kiev ma riteniamo che possano esserci altre soluzioni, con altre garanzie”.

Chiara Balzarini

Milanese, classe '98. Laureata in Psicologia Sociale , ho scoperto che il mio futuro è nel giornalismo. Appassionata di cavalli e sport equestri, oggi voglio raccontare il mondo in tutta la sua varietà e complessità.

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